(Rinnovabili.it) – L’Australia costruirà un nuovo parco eolico da 96 turbine per un investimento stimato intorno ai 650 milioni di dollari. Sorgerà nello stato meridionale di Victoria e dovrebbe permettere di evitare 700mila t di emissioni di gas serra all’anno, l’equivalente di togliere dalla strada 170mila automobili. La wind farm di Dundonnell genererà 1000 GWh di energia pulita l’anno – abbastanza per rifornire 140mila abitazioni – e dovrebbe creare circa 300 posti di lavoro tra diretti e l’indotto durante la fase di costruzione.
Secondo le previsioni del governo che si è appena insediato, i parchi eolici dovrebbero attrarre qualcosa come 35 miliardi di dollari di investimenti entro il 2020. I lavori a quello di Dundonnell inizieranno entro 12 mesi, il taglio del nastro è previsto per il 2019. Era da oltre un anno che l’Australia, paese con una fortissima e lunga tradizione legata al carbone, non costruiva né annunciava nuovi parchi eolici.
La convenienza di questa energia pulita rispetto alle fossili, però, sta diventando evidente anche lì. Un maggio particolarmente ventoso nel sudest australiano ha segnato un nuovo record a livello nazionale. L’eolico della regione ha fornito in quel mese 1,3 TWh al mercato elettrico nazionale (NEM) che rifornisce circa l’80% del Paese. L’eolico ha così sorpassato l’idroelettrico, coprendo l’8,5 per cento della domanda energetica della rete. Sempre lo scorso maggio era stata annunciata la possibile chiusura della centrale termoelettrica più inquinante al mondo, l’impianto da 1,5 GW di Hazelwood, nei pressi di Melbourne. La centrale è rifornita con la lignite estratta da una vicina miniera a cielo aperto che, nei primi mesi del 2014, si è trovata a combattere un aggressivo incendio, bruciando in maniera incontrollata per settimane.
Ma potrebbe essere troppo presto per sostenere che sia in corso un sostanziale reindirizzamento degli investimenti energetici in Australia. Non mancano infatti segnali ambigui. L’ultimo risale a lunedì scorso, quando si è insediato il nuovo esecutivo guidato da Malcolm Turnbull. Il premier ha scelto di unificare i ministeri di Energia e Ambiente, ma ha fatto infuriare gli ambientalisti assegnandolo a Josh Frydenberg, la cui vicinanza alle aziende del settore estrattivo gli ha fatto guadagnare da tempo il soprannome di “Mr Coal”.