Mentre la centrale termoelettrica di Hazelwood, considerata la più inquinate al mondo, annuncia la possibile chiusura, il vento australiano dimostra di poter riempire il vuoto lasciato dal carbone
(Rinnovabili.it) – Che l’eolico inizi a tenere testa alle fonti fossili non è (quasi) più una novità. Che lo faccia in un paese come l’Australia, legato ad una lunga tradizione di carbone e dove, da oltre un anno, non si costruiscono nuovi parchi eolici, è invece certamente inaspettato.
Un maggio particolarmente ventoso nel sudest australiano ha segnato un nuovo record a livello nazionale. Le wind farm della regione hanno fornito lo scorso mese 1,3 TWh al mercato elettrico nazionale (NEM) che rifornisce circa l’80% del Paese. L’eolico ha così sorpassato l’idroelettrico, coprendo l’8,5 per cento della domanda energetica della rete.
Il record è stato registrato, per coincidenza, nello stesso mese in cui veniva annunciata la possibile chiusura della centrale termoelettrica più inquinante al mondo, l’impianto da 1,5 GW di Hazelwood, nei pressi di Melbourne. La centrale è rifornita con la lignite estratta da una vicina miniera a cielo aperto che, nei primi mesi del 2014, si è trovata a combattere un aggressivo incendio, bruciando in maniera incontrollata per settimane. Una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica e che ha portato in tribunale il gestore, la francese Engie, a febbraio di quest’anno con l’accusa di non aver fornito un ambiente di lavoro sicuro e garantito la sicurezza pubblica.
Il cambio di popolarità tra fonti “pulite” e fonti “sporche” sembra dunque aver raggiunto anche l’Australia. E i risultati di maggio potrebbero costituire seriamente una nuova leva per reindirizzare gli investimenti energetici. “E’ di gran lunga il mese più importante di sempre in termini di energia eolica”, ha commentato Hugh Saddler, analista di Pitt & Sherry, sottolineando i picchi record raggiunti in South Australia, Victoria, Tasmania e New South Wales
Lo scorso mese il vento ha fornito il 49 per cento dell’energia elettrica utilizzata nel South Australia, il 13 per cento di quella della Tasmania, il 12 per cento di quella del Victoria e del 4,8 per cento nel NSW.
L’aspetto più interessante evidenziato da Saddler è l’impatto che la generazione eolica ha sui prezzi all’ingrosso dell’elettricità. “Abbiamo potuto costatare – aggiunge l’analista – che quando aumenta la quantità di produzione eolica, i prezzi sono inferiori al livello medio per tutto il mese e che, in generale, maggiore è la quota di generazione eolica maggiore è la differenza tra il prezzo eolico e il prezzo pieno”.