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Anev: aste a ribasso ed eolico, meccanismo fallimentare

L’Associazione boccia i primi esisti del nuovo metodo d’incentivazione delle Fer elettriche. Togni: “modificare il meccanismo in tempi strettissimi"

(Rinnovabili.it) – Il meccanismo delle aste al ribasso introdotto dal nuovo decreto ministeriale sulle rinnovabili elettriche, fotovoltaico escluso, ha chiuso la prima fase. I risultati emersi però lasciano l’amaro in bocca all’Anev. L’associazione nazionale energia del vento critica negativamente il meccanismo e i primi esiti prodotti nel comparto eolico dove, come spiegato dal presidente Simone Togni, non ha consentito di ottenere neppure domande sufficienti al raggiungimento del contingente.

 

L’Anev, dimostratosi fin dall’inizio scettico e preoccupato nei confronti del nuovo strumento incentivante, aveva segnalato da mesi alle Istituzioni l’inadeguatezza delle norme introdotte dal Decreto Rinnovabili e oggi sottolinea come le proprie previsioni si siano realizzate: i MW presentati ad asta sarebbero meno di 450 per l’on-shore il cui contingente è stato fissato in 500 MW all’anno, solo 30 MW per quanto riguarda invece l’off-shore su 650 MW di contingente per il 2013, mentre sarebbero stati presentati per gli impianti sotto soglia poco meno di 200 MW rispetto ad un contingente di 60 MW. “Se il dato verrà confermato dalla pubblicazione ufficiale del GSE attesa nelle prossime settimane, – spiega l’associazione in una nota stampa – significherebbe che da una media di installazioni eoliche degli ultimi cinque anni superiore ai 1.000 MW all’anno si passerebbe improvvisamente a 250 MW, con un crollo tale da significare un gravissimo rischio per il nostro settore”.

 

L’ANEV chiede pertanto al Governo di intervenire per evitare un ulteriore rischio di blocco degli investimenti e della produzione industriale nazionale del settore “Serve un’urgente assunzione di responsabilità di questo Governo – conclude Togni – per risolvere la questione velocemente e non passare alla storia come il Governo che è riuscito a chiudere anche una delle poche industrie nazionali che funzionavano.”