Tra le proposte per l’azienda di Portovesme c’è anche il progetto di Massimo Ippolito che prevede di abbattere i costi energetici istallando uno impianto eolico troposferico
(Rinnovabili.it) – Potrebbe essere il vento a risollevare le sorti dell’Alcoa. Tra le proposte presentate a Roma per l’acquisizione dell’unità di Portovesme, accanto a quelle delle società svizzere Glencore e Klesch, spunta infatti anche la manifestazione d’interesse di Massimo Ippolito, presidente della Kite Gen Research di Chieri (TO). L’azienda piemontese, nata nel 2007, si occupa dello sviluppo di impianti eolici troposferici, dove grandi aquiloni, pilotati da sofisticati sensori, rimpiazzano le più tradizionali turbine e sono impiegati per catturare venti che soffiano in maniera costante ad alta quota.
Il progetto presentato da Ippolito propone la realizzazione di 1-2 impianti a aquiloni per rifornire energicamente la centrale produttiva. ”Non ho intenzione di diventare un tycoon dell’energia mondiale, nè dell’alluminio: la mia proposta è aperta a eventuali partner industriali, alle utilities come Enel”, ha commentato Ippolito. “Ma una volta risolto il problema energetico, la produzione Alcoa diventa appetibile per chiunque, per me, per la mia azienda, oppure per la stessa Alcoa che potrebbe decidere di restare a Portovesme e eventualmente replicare il progetto nei suoi impianti sparsi per il mondo”. L’intenzione è quella di realizzare una centrale da 300 MW accanto allo stabilimento finziando parte del progetto con la vendita dei certificati verdi. ”Se si abbatte il prezzo dell’energia, fino ad oggi pesantemente sussidiato ad ALCOA per raggiungere 33 euro a MWh, tutto diventa possibile”. Tuttavia la proposta potrebbe non convincere a pieno il ministero dello Sviluppo che avrebbe definito il progetto come “molto preliminare”.