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Eni Award 2017, il “Nobel dell’energia” apre ai giovani talenti dell’Africa

Il Premio Eni Award è nato per valorizzare la ricerca scientifica e l’innovazione in campo energetico e ambientale e per far crescere i giovani. Con lo sguardo all’Africa

Eni Award
Il gruppo dei vincitori con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente Eni Emma Marcegaglia e l’a.d. Claudio Descalzi.

 

(Rinnovabili.it) – L’Eni festeggia il decimo anniversario dell’Eni Award, il “Nobel dell’energia” istituito per valorizzare la ricerca scientifica e l’innovazione in campo energetico e ambientale, con nuovi ambiti di sfida.

Al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Presidente di Eni Emma Marcegaglia e dell’Amministratore Delegato di Eni Claudio Descalzi, la cerimonia di conferimento degli Eni Award 2017 è stata l’occasione sia per premiare i cinque scienziati vincitori selezionati dalla prestigiosa Commissione giudicatrice del premio – ne hanno fatte parte nel corso degli anni anche oltre 27 premi Nobel – sia per disegnare il futuro che il colosso energetico sta costruendo con un impegno sempre crescente nel settore delle nuove tecnologie, delle rinnovabili e della decarbonizzazione. Un futuro, che vede nello stimolo e nel forte coinvolgimento delle nuove generazioni di ricercatori la cifra del suo sviluppo e della new way che si riverbera nel premio.

 

Per Eni essere protagonisti sulla scena dell’energia vuol dire anche aprire nuove opportunità, creare nuovi posti di lavoro. “Eni crede fortemente nei giovani e investe su di loro” ha detto Emma Marcegaglia. “Far crescere i giovani è far crescere l’Italia. Il premio Eni Award  è diventato, negli anni, un catalizzatore di progetti di ricerca, con molta attenzione alla ricerca applicata”.

 

Eni Award, ha spiegato Claudio Descalzi, “è passato dalle ricerche in campi tradizionali a ricerche in campi più trasversali. In sostanza, ha cambiato pelle”. Vi sono “tre ragioni che hanno guidato questa scelta”. Nei dieci anni in cui l’Eni ha consolidato il premio, ogni anno sono giunte oltre 1.000 proposte di progetti di ricerca.

Nel frattempo – e questa è la prima ragione – è cambiato lo scenario, è cambiato il mercato.  Il fabbisogno energetico si è spostato nei Paesi in via di sviluppo – la crescita, per la prima volta, è nei paesi non Ocse – e c’è forte sensibilità per l’ambiente e la sostenibilità delle aziende. La seconda ragione risiede nella necessità di ridurre il contenuto di emissioni carboniche. In questi paesi si stima, nei prossimi anni, un incremento di popolazione di 2 miliardi di persone: uno in Africa e uno in Asia, ma di questi oltre 1 miliardo 300 milioni di persone non avranno accesso all’energia elettrica, con la conseguente impossibilità di rendere più veloci e incisive le tecnologie. La terza ragione è legata alla quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta rivoluzione 4.0, che migliora sia l’efficienza energetica, sia le tecnologie. Il carbonico costituisce ancora il 60% dell’energia ed è strettamente connesso all’aumento della popolazione: un cambiamento è indispensabile non solo per lo sviluppo di queste aree del mondo, ma per la sopravvivenza stessa del pianeta. Le rinnovabili pure (ovvero eolico e solare), pur essendo le risposte più dirette alla riduzione di CO2  costituiscono solo l’1% della produzione di energia, e non sono continue.  L’elettrico si ferma al 4%: la ricerca scientifica e la transizione energetica sono fondamentali per rendere le energie rinnovabili complementari all’energia tradizionale, determinando una svolta significativa anche dal punto di vista ambientale.

 

eni award 2017
L’intervento di Claudio Descalzi

 

Eni investe moltissimo in ricerca: 1,5 miliardi dal 2010. Nel piano investimenti sono previsti altri 500-600 milioni, il 50% dei quali nelle energie rinnovabili. “Per noi è essenziale la tecnologia, i risultati attuali sono il frutto di questo investimento”, ha spiegato Descalzi.

Il ruolo di Eni Award, quale catalizzatore di interessi e ricerche, si traduce anche nel conseguimento di importanti risultati applicativi. Ciò è reso possibile da una comunità scientifica – quella che ruota attorno al premio – i cui vincitori rappresentano “la punta dell’iceberg sotto la quale vive  una montagna di idee, di progetti, di ricerche di grandissimo valore, molte delle quali vengono finanziate, anche se non vincitrici degli Eni Award”. Negli ultimi 3 anni, infatti, più di 500 progetti di ricerca si sono tradotti in 400 attività che sono state sperimentate e fanno già parte dei processi industriali di Eni. Il Time To Market (o TTM, ovvero il tempo che intercorre tra l’ideazione di un prodotto e la sua realizzazione e commercializzazione, ndr) è migliorato, come pure è aumentata sicurezza sul lavoro. Per la nostra azienda non è importante solo per arrivare primi: è importante anche per raggiungere velocemente obiettivi energetici sostenibili e non inquinanti.

 

In Italia abbiamo poco gas e poco petrolio, ma moltissimo know-how: la sua altissima qualità ci porta ai primi posti nel mondo. Questo fa sì che lo utilizzino i paesi grandi produttori di materie prime per l’energia, traducendolo in un duplice investimento: non solo in termini di progetti che derivano dalle nostre competenze, ma anche in capacità di trasferire know-how dando la possibilità ai paesi che ci ospitano di sviluppare e utilizzare questi brevetti per crescere.

 

I premi dell’Eni Award 2017

Quest’anno, oltre al tradizionale premio Giovane ricercatore dell’anno, assegnato agli autori delle migliori tesi di dottorato svolte in atenei italiani, per la prima volta è stato istituito il premio Debutto nella ricerca: giovani talenti dall’Africa, riservato ai giovani laureati africani. Dei 71 candidati africani, sono stati premiati la nigeriana Blessing Onyeche Ugwoke (tesi di laurea e progetto di studio sull’Efficienza energetica di sistemi di energia rinnovabile off-grid in Nigeria) e lo studente etiope Yemane Kelemework Equbamariam (tesi su Investigazioni geofisiche integrate del Main Ethiopian Rift applicate alla ricerca di risorse geotermiche). I due progetti verranno sviluppati, con il sostegno di Eni, nel corso di un dottorato di ricerca: il primo nel Politecnico di Torino e il secondo nell’Università di Napoli Federico II. Il progetto prevede che Ugwoke e Equbamariam applicheranno i risultati delle loro ricerche nei paesi di origine.

 

 

I giovani ricercatori italiani premiati sono Matteo Fasano (Politecnico di Torino), con una ricerca sul Trasferimento di calore e massa attraverso interfacce solido-liquido allla nanoscala, e Stefano Langé (Politecnico di Milano) con una ricerca sulla Purificazione del gas naturale per mezzo di un nuovo processo di distillazione a bassa temperatura. Il premio Transizione energetica è stato assegnato al tedesco Robert Schlögl (Approccio composito per abilitare la trasformazione dei sistemi energetici); il premio Soluzioni ambientali avanzate al britannico Graham Hutchings (Catalizzatori a base di oro: soluzioni ai problemi ambientali posti dai processi catalizzati da mercurio); il danese Jens Nielsen ha vinto il premio Frontiere dell’energia con la ricerca Produzione rinnovabile di combustibili e prodotti chimici attraverso lieviti.

 

I bandi per l’edizione 2018 sono consultabili qui.