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Energy storage, chi ha paura della crisi dei materiali?

Rallentano i progetti minerari e la catena di approvvigionamento per le batterie inizia a zoppicare. Per gli esperti la fornitura di materie prime potrebbe non tenere il passo con lo sviluppo dell’accumulo

Energy storage
Credit: Doc Searls by flickr.com

 

 

Le prospettive  a lungo termine di Wood Mackenzie per le materie prime dell’energy storage

(Rinnovabili.it) – Sotto lo sprone della mobilità elettrica, il mercato mondiale delle batterie sta crescendo rapidamente. Una velocità con cui, tuttavia, il settore minerario non sembra tenere il passo. Al contrario, il rifornimento delle materie prime per l’energy storage potrebbe iniziare a zoppicare già nel 2020, rafforzando le preoccupazioni di settore su una possibile crisi dei materiali.

 

Gli analisti di Wood Mackenzie hanno provato ad analizzarne le cause, studiando gli attuali trend e offrendo prospettive a lungo termine. “In ogni batteria di veicoli elettrici esiste una complessa chimica dei metalli: cobalto, litio, nichel e altro”, scrive Gavin Montgomery, direttore della Ricerca per questo settore presso Wood Mackenzie. “L’elettrificazione del trasporto sta trasformando la domanda e l’offerta di tali materie prime. In effetti, prevediamo una crescita a doppia cifra per i materiali delle batterie nel prossimo decennio. E le nostre ultime ricerche suggeriscono che potremmo affrontare una crisi di approvvigionamento entro la metà del 2020, aumentando ulteriormente la pressione sulla catena di distribuzione”.

 

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Parte del motivo è che i prezzi di diversi materiali chiave per l’energy storage sono diminuiti negli ultimi mesi, facendo venir meno l’appeal per le società minerarie a investire in nuovi progetti.

I prezzi spot del carbonato di litio, ad esempio, sono diminuiti di quasi 7.000 dollari per tonnellata da giugno 2018, ovvero di circa il 40 percento. A risentirne sono soprattutto Sud America e Australia, le principali fonti di questo metallo, e il collo di bottiglia è da ricercare in Cina. La Repubblica Popolare, attualmente produttore numero uno al mondo di prodotti chimici al litio, ha impresso un rallentamento alle attività minerarie a causa sia delle rinnovate tensioni economiche con gli USA, sia a causa della riduzione dei sussidi per i veicoli elettrici.

 

Come per il litio, anche i prezzi del cobalto (proveniente principalmente dalla Repubblica Democratica del Congo), si sono attenuati nel primo semestre del 2019. Il ribasso sta facendo ritardare alcuni progetti minerari e rischia probabilmente di ridurre la produzione congolese. Per Montgomery, un rialzo dei prezzi potrebbe essere all’orizzonte anche se l’industria dell’energy storage sta spingendo sempre più sulla realizzazione di sostanze chimiche catodiche meno dipendenti dal cobalto, come i catodi NMC 811, NMC 622 o NMC 532. In questo caso il vero rischio è rappresentato dalla Cina che controlla oggi la maggior parte delle forniture destinate alla produzione di batterie.

Oltre alle preoccupazioni per l’offerta a breve termine, alcuni esperti esprimono dubbi per un possibile superamento delle riserve disponibili sul mercato.

 

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