(Rinnovabili.it) – Il boom di veicoli elettrici nei prossimi anni? Ci sarà, ma non sarà un game-changer, un fattore capace di sconvolgere la domanda di combustibili fossili. Che continuerà a crescere, con buona pace delle rinnovabili. È il succo del nuovo Energy Outlook della BP, la previsione delle tendenze di lungo periodo con orizzonte 2035 che la Big Oil pubblica ogni anno.
Secondo gli analisti della compagnia, il mercato degli EV esploderà a tutti gli effetti, arrivando a 100 milioni di veicoli in circolazione nei prossimi due decenni, contro il milione di auto elettriche attuale. Una previsione molto al ribasso, se confrontata con altre stime più che autorevoli. Ad esempio quella di Bloomberg, che parla di almeno 250 milioni di veicoli EV nel 2035, con un boom a partire dal 2022. A cui si deve aggiungere una diffusione sempre più rapida e capillare soprattutto nelle grandi città: gli EV potrebbero rappresentare il 60% del traffico urbano grazie alla convergenza virtuosa di tre fattori come regolamenti più stringenti sulle emissioni, costi della tecnologia in forte e costante calo, e un maggiore interesse da parte dei consumatori. Niente di tutto questo, però, sembra convincere BP. Nel rapporto appena pubblicato il fattore che viene preso in considerazione è l’aumento del benessere per 2 miliardi di persone, soprattutto in Asia, che porterà sì all’acquisto di nuove auto, ma a benzina e diesel.
Così la British Petroleum prevede ancora lunga vita ai combustibili fossili. Il picco della domanda di petrolio viene messo attorno al 2040, mentre altre previsioni, come quella di Shell, lo mette ben prima: più o meno nel giro di 5 anni. Ma soprattutto la crescita delle rinnovabili non riuscirà a fermare la corsa delle fossili, che nel 2035 rappresenteranno ancora il 75% del mix energetico globale. Mentre la domanda crescerà di oltre un terzo, per la BP il tasso di crescita annuale delle rinnovabili sarà del 7,6% annuo (con la Cina a fare da traino), contro l’1,6% del gas (che, spinto dallo shale americano, decreterà il declino definitivo del carbone) e lo 0,7% del petrolio.
L’Energy Outlook 2017 della BP non manca di scatenare polemiche. Per Greenpeace la compagnia immagina “un futuro di fantasia in cui il mondo non agisce contro i cambiamenti climatici”, mentre Oil Change International ricorda che “ogni anno la BP ha previsto un rallentamento nella crescita delle rinnovabili, e ogni anno si è sbagliata”.