(Rinnovabili.it) – Uno dei fiori all’occhiello dell’Italia? I ricercatori che lavorano nel settore delle energie rinnovabili. I loro lavoro ha permesso al Paese di entrare nella top ten mondiale, surclassando grandi Nazioni come Canada, Olanda e Francia. Il rovescio della medaglia è che oggi il settore è uno dei meno supportati in Italia, e quello che fino all’anno scorso era un ottavo posto nella classifica globale, diventa oggi una nona posizione.
A scrivere la graduatoria è l’IGP – Index Green Paper, Rapporto sulla produzione scientifica in tema di energie rinnovabili, ambiente e sostenibilità, elaborato dall’Osservatorio nazionale di ISES Italia. La terza edizione dell’Indici, presentata ieri a Rimini, in occasione di keyEnergy, è stata elaborata in collaborazione con Atypico – “Unconventional Solutions for Environment and Security” e Gruppo Mashfrog – “Digital Strategy & Marketing Online Solutions”.
Lo studio valuto il settore della ricerca sulle energie rinnovabili attraverso l’analisi di tre differenti informazioni: la nazionalità delle riviste scientifiche, quella dei ricercatori che hanno pubblicato i loro lavori in 33 riviste di fascia alta e il numero complessivo di citazioni ricevute da ciascun Paese. Il risultato? Sul podio troviamo invece la Cina, al primo posto, seguita dagli Stati Uniti secondi e dalla Gran Bretagna, terza in classifica. Una situazione questa che non si discosta molto dalle rilevazioni dello scorso anno, quando erano semplicemente invertite le prime due posizioni.
Al di sotto del podio si inseriscono Germania, ferma come lo scorso anno al 4° posto, seguita da Corea del Sud, India, Australia e Giappone, per poi arrivare alla 9° posizione dove troviamo l’Italia. In compenso siamo cresciuti su una delle dimensioni dell’Indice, ossia la nazionalità delle riviste scientifiche che sono state selezionate nel dataset: siamo avanzati di un posto classificandosi in sesta posizione ex aequo con la Serbia.
«I risultati del nostro report 2017 – commenta Umberto Di Matteo, Presidente di ISES Itali – ci dicono che il Paese ha perso una posizione rispetto alle rilevazioni dello scorso anno, rimanendo comunque tra i primi dieci classificati su 228 nazioni prese in considerazione. Il bicchiere in questo caso è mezzo vuoto e segna anche un pericoloso campanello d’allarme: a due anni dall’Accordo di Parigi della COP 21, a poco più di un decennio di distanza dagli obiettivi ONU per l’Agenda 2030 (in termini climatici è come dire domani) e in un periodo in cui i fondi per la ricerca pubblica e privata sono ingenti (basti pensare al programma europeo Horizon), l’Italia non punta sulla ricerca scientifica che è l’unico fattore abilitante per raggiungere l’obiettivo del 100% rinnovabili nel più breve tempo possibile».
Leggi qui (pdf) il report sulla ricerca scientifica nelle energie rinnovabili