(Rinnovabili.it) – Come l’Unione Europea e gli Stati Uniti: dopo aver catalizzato la gran parte degli investimenti mondiali nelle energie rinnovabili, la Cina mette in pratica quanto appreso da chi prima di lei ha fatto delle green energy, per così dire, “moneta di scambio”. Anche la Repubblica Popolare infatti sta progettando di creare un mercato dei certificati verdi. La proposta arriva dalla National Energy Administration (NEA) del Paese che vede nell’iniziativa un ulteriore impulso alla promozione dell’energia pulita e alla contemporanea riduzione dell’elettricità da combustibili fossili.
Se il progetto dovesse andare in porto, i fornitori di energia saranno in grado di vendere certificati verdi che rappresentino la percentuale di energia rinnovabile (ad esclusione della quota di origine non idroelettrica) che essi producono. Nel comunicato stampa pubblicato sul proprio sito web, l’authority cinese dell’energia ha anche fissato alcuni obiettivi provinciali e regionali per la percentuale di energia rinnovabile (sempre non idro) in uso al 2020: i target si aggirano in un range tra il 5 e il 13 per cento, con l’obiettivo di Pechino fissato al 10 per cento.
“Le compagnie elettriche possono scambiare i certificati per raggiungere la percentuale assegnatagli di energia pulita. I titolari dei certificati verdi sono incoraggiati a partecipare a transazioni commerciali di risparmio delle emissioni di carbonio e di energia”, si legge nella nota stampa. Per le utility energetiche tali target rinnovabili sono pari al 9 per cento della loro elettricità entro il 2020. La NEA non rivelato altri dettagli e non si conosce la data in cui la piattaforma di trading cinese verrebbe messa on line. Ma gli sforzi, ci tiene a sottolineare, l’amministrazione, sono in linea con il programma nazionale: la Cina mira a incrementare l’utilizzo di combustibili non fossili nel mix di energia primaria al 15 per cento entro il 2020 dall’attuale 12 per cento, con il fine ultimo di ridurre le emissioni dei principali inquinanti nel settore energetico del 60 per cento.