La multinazionale olandese e il sultano dell’Oman spendono 53 milioni di dollari in un progetto che porterà all’uso di energia solare sui pozzi di petrolio. Così si abbatte il costo di estrazione e un settore in crisi può rifiorire. A spese dell’ambiente
(Rinnovabili.it) – Ironia o cattivo gusto? Bisognerebbe chiederlo a Shell, che per aumentare la produzione di petrolio ha deciso di usare un mega impianto ad energia solare. La trovata nasce da un accordo fra la multinazionale del fossile e il sultano dell’Oman, e ha comportato un investimento da 53 milioni di dollari in una compagnia produttrice di dispositivi a energia solare progettati appositamente per lo scopo. La Glasspoint Solar Inc. installa specchi di alluminio sulla superficie delle aree di estrazione: questi concentrano la radiazione solare su tubi isolati contenenti acqua. L’operazione fa sì che si generi del vapore, iniettato poi nei pozzi per estrarre il cosiddetto “heavy crude oil”, petrolio ad alta viscosità – anche conosciuto come petrolio da sabbie bituminose – il cui processo di raffinazione presenta un forte impatto sull’ambiente e gravi ripercussioni sul riscaldamento globale. Non si tratta comunque di un pessimo tentativo di greenwashing dell’azienda: le ragioni sono semplicemente economiche. Infatti l’uso di energie rinnovabili come il solare abbatte quasi totalmente il costo di estrazione. Shell spera così di utilizzare questa tecnologia, oltre che nei pozzi dell’Oman, anche negli Stati Uniti e in India.
Entrambi i Paesi, infatti, possiedono risorse petrolifere che attualmente non sfruttano perché i costi dell’operazione non valgono la candela. Ma adesso Glasspoint Solar può essere la risposta a tutti i loro problemi: dopo un progetto pilota avviato nel 2011, adesso l’“azienda degli specchi” ha la possibilità di entrare a piè pari nel grande mercato dell’energia fossile, non già come cavallo di troia delle tecnologie rinnovabili, ma piuttosto come fedele scudiero dei petrolieri. Il vapore generato dalla radiazione solare potrà, infatti, ridurre il consumo di gas e le emissioni dell’80%, sostiene Glasspoint Solar. Inoltre, il basso costo dell’energia solare rischia di rendere più conveniente l’uso di combustibili tradizionali. Fatto che porterebbe inevitabilmente ad un loro rientro in voga del tutto indesiderato. Almeno per il clima.