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Energia: l’Italia è ancora tripla A ma il caro prezzi ci trascina in basso

Secondo il nuovo World Trilemma Energy Index 2018, il Belpaese perde quattro posizioni nel ranking mondiale a causa del costo dell’energia superiore rispetto ai principali competitor globali

Trattato sulla Carta dell'energia

 

L’energia italiana passa dal 16esimo al 20esimo posto nella classifica mondiale

(Rinnovabili.it) – Il profilo energetico italiano? Buono ma non buonissimo. Secondo nuovo World Trilemma Energy Index 2018, l’analisi realizzata dal Consiglio Mondiale dell’Energia (WEC), il Belpaese si trova in equilibrio precario. Sul piatto della bilancia i buoni progressi raggiunti in questi anni su sicurezza, equità e sostenibilità energetica, traballano a causa dell’impennata dei prezzi che ha travolto lo stivale (leggi anche Aumenti record nelle bollette italiane nonostante lo “scudo” ARERA). Ed è proprio a causa del costo dell’energia più elevato rispetto ai principali competitor globali, che l’Italia perde quattro posizioni nella classifica mondiale del WEC, scivolando dal 16esimo al 20esimo posto sui 125 complessivi.

Di questo scivolone se ne è parlato oggi a Milano in occasione della World Energy Week 2018. L’appuntamento, che fino all’11 ottobre riunirà sotto lo stesso tetto ministri, accademici e manager del settore, ha offerto un palco privilegiato per analizzare i progressi nazionali sul trilemma dell’energia. E sebbene sia difficile di parlare di reali passi avanti e il caro prezzi si faccia sentire sui consumatori, l’Italia mantiene un buon punteggio. Il WEC ci ha assegnato ancora una volta una tripla A, promuovendoci dunque su tutte e tre le dimensioni della transizione energetica: sicurezza, equità e sostenibilità.

 

 

“L’Italia continua il suo percorso di rafforzamento della sostenibilità ambientale, riduce le emissioni di gas a effetto serra e migliora l’efficienza e la sicurezza energetica”, si legge nel report. “A oggi le fonti energetiche rinnovabili coprono il 17,7% del consumo finale lordo di energia; l’intensità energetica del PIL è scesa del 4,9%, rispetto al 2013 ed è diminuita anche la dipendenza da fonti estere di approvvigionamento, tanto che le importazioni di energia (76,5%) sono scese di 6 punti percentuali rispetto al 2010”. Ma dalla recente analisi dell’Enea sappiamo anche che su tutti questi trend il paese ha tirato il freno (Leggi anche Peggiora ancora l’indice ISPRED dell’Italia).

 

Rispetto al nostro, possono vantare costi dell’energia più competitivi e accessibili Paesi come la Slovenia ma anche Paesi più piccoli dove c’è una buona gestione dei collegamenti energetici e dove i governi intervengono con politiche energetiche e sussidi, come Qatar, Lussemburgo, Bahrain e Paesi Bassi. “Gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 – continua il documento – sono: i) migliorare la competitività dell’Italia, continuando a colmare il divario tra i prezzi e i costi energetici italiani e quelli europei; ii) raggiungere gli obiettivi europei in materia di ambiente e decarbonizzazione entro il 2030 in modo sostenibile, in linea con gli obiettivi futuri fissati dalla COP 21; iii) continuare a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la flessibilità dei sistemi e delle infrastrutture energetiche”.