Entro un decennio solare ed eolico possono dominare l’alimentazione elettrica del Vecchio Continente, nonostante gli sforzi a singhiozzo di alcuni Paesi. Lo studio di Wood Mackenzie
(Rinnovabili.it) – Se gli Stati membri europei realizzeranno i rispettivi piani nazionali per l’energia e il clima (PNIEC), le green energy riusciranno a coprire il 53 per cento dell’alimentazione elettrica comunitaria entro il 2030. A sostenerlo è l’ultima analisi di Wood Mackenzie che, PNIEC alla mano, ha elaborato nuove previsioni per l’energia elettrica rinnovabile del Vecchio Continente. Previsioni che non soddisfano certo la Commissione europea ma che pongono il Blocco su un buon inizio di decarbonizzazione. Secondo gli analisti, già da quest’anno, la fornitura annuale di energia eolica e solare supererà la produzione elettrica da carbone. Una prima volta storica già anticipata però, durante l’anno, da alcuni importanti record nazionali (Germania: fonti rinnovabili generano più elettricità di carbone e nucleare).
Per l’ex combustibile fossile numero uno in Europa, dunque, il futuro è sempre più scuro tra costi emissivi in aumento e competizione con il gas, mentre l’energia elettrica rinnovabile scala nuove posizioni. A fine 2019, il settore dovrebbe aver migliorato ulteriormente le performance 2018, anno in cui le rinnovabili hanno coperto un terzo della domanda elettrica, con l’eolico che da solo ha soddisfatto il 12 per cento dei consumi. “Le rinnovabili sono sulla buona strada per rappresentare la maggior parte della fornitura di elettrica in Europa entro dieci anni e oltre il 60 per cento del mercato entro il 2040”, ha commentato Peter Osbaldstone, direttore della ricerca di Wood Mackenzie, sottolineando tuttavia che “nonostante il successo dell’eolico e del solare, i governi, i regolatori e gli investitori europei devono continuare a lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi clima-energetici”.
L’energia elettrica rinnovabile nei PNIEC europei
La necessità di alzare l’asticella dell’impegno è stata evidenziata anche dall’esecutivo UE: le bozze di PNIEC, consegnate all’inizio dell’anno nella mani di Bruxelles per una prima valutazione, sono tornate agli Stati membri piene di commenti e note a margine: nessuno dei Piani è abbastanza ambizioso sul fronte dell’energia pulita e dell’efficienza al punto che, se non dovessero essere apporti miglioramenti, il Blocco mancherà l’obiettivo comunitario 2030 (Piani nazionali energia-clima, sulle rinnovabili profondo gap). Obiettivo che, ricordiamo, la nuova direttiva RED II ha stabilito essere il 32 per cento di rinnovabili nei consumi energetici finali comunitari (ossia elettricità, calore e trasporti sommati assieme). Gli sforzi nazionali promessi finora, infatti, permetterebbero di raggiungere una quota compresa tra il 30.4 per cento e il 31.9 per cento entro la fine del prossimo decennio. E se si guarda solo alla quota di energia elettrica rinnovabile, gli analisti di WoodMac sono convinti che Germania, Spagna, Francia e Italia raggiungeranno tutte una percentuale inferiore agli obiettivi.
Nonostante il gap ancora da colmare, è innegabile che i mercati europei appaiano oggi diversi rispetto a pochi anni fa e il rapido declino del carbone – accelerato dai bassi prezzi del gas – è forse il cambiamento più recente ed evidente.
“Le fonti energetiche ad alta intensità di carbonio saranno escluse dalla politica se non possono essere valutate dai mercati”, ha aggiunto Osbaldstone. Il nucleare, spiega l’analista, rimane la principale fonte di energia della regione, ma è destinato a diminuire man mano che i vecchi reattori saranno spenti. Di contro, aumenterà il contributo del gas, destinato a superare la produzione dal nucleare all’inizio della metà del 2020. Secondo Wood Mackenzie, il costo delle centrali elettriche a gas rimarrà rilevante per la formazione dei prezzi dell’energia, sebbene quest’ultimi siano destinati a divenire sempre più volatili man mano che aumenterà il volume dell’offerta non programmabile.
“L’entità della fluttuazione dei prezzi dell’energia in Europa dipenderà dal mix e dal volume delle fonti rinnovabili variabili rispetto alla domanda su base oraria”, ha aggiunto Osbaldstone. “La capacità dell’accumulo di appiattire questo profilo sarà di importanza crescente man mano che la transizione avanza”.