REEF 2W è il primo progetto europeo che studia come sfruttare la frazione organica dei rifiuti urbani e i fanghi di depurazione per produrre energia utilizzabile dagli impianti di trattamento e dalle comunità locali
Energia da reflui e rifiuti, verso impianti di trattamento autosufficienti
(Rinnovabili.it) – Quando si parla di produrre energia da reflui e rifiuti, l’Italia può contare già su piccole realtà all’avanguardia. E’ il caso, ad esempio, del primo distributore di biometano per autotrazione ottenuto dalle acque grigie cittadine, progettato per Milano dal Gruppo Cap. O del depuratore di Collegno, primo al mondo ad auto alimentarsi con il biogas generato dal trattamento dei fanghi. Ma al di là di qualche buona pratica innovativa, è possibile mettere a sistema la produzione di energia pulita per tutti gli impianti di depurazione e di smaltimento dei rifiuti urbani? Secondo i partner del progetto triennale REEF 2W, sì.
L’iniziativa, guidata dall’italiana ENEA, riunisce una serie di enti di ricerca e imprese su un obiettivo specifico: riuscire a sviluppare e implementare soluzioni nelle infrastrutture pubbliche che aprano le porte alla produzione di energia da reflui e rifiuti. Un modo, non solo per promuovere l’autoconsumo, ma anche per trasformare un problema, quale è oggi la frazione organica dei rifiuti urbani e i fanghi di depurazione, in una risorsa.
Come spiega Roberto Farina esperto del Laboratorio Biomasse e Biotecnologie per l’energia dell’ENEA, l’obiettivo di REEF W2 è quello “di sviluppare soluzioni per aumentare l’efficienza energetica e la produzione di energia rinnovabile nelle piattaforme di smaltimento e di arrivare alla ‘neutralità energetica’”. Non solo. Il progetto prevede di indirizzare il surplus energetico, non utilizzato dagli impianti, all’alimentazione di reti locali di distribuzione o impiegarlo per fornire un ulteriore fonte di approvvigionamento energetico alla mobilità pubblica urbana, ad esempio per fare il pieno di biometano agli eco-veicoli della nettezza urbana.
Per chiudere il cerchio, il team studierà l’ottimizzazione dei cicli degli impianti di depurazione (ad esempio il recupero di calore nei sistemi di drenaggio o quello dell’energia meccanica dai flussi delle acque) e la loro integrazione con la catena dei rifiuti solidi urbani per massimizzare gli output , ossia biogas, biometano, elettricità, calore e idrogeno. Una parte importante della ricerca riguarderà la valutazione delle ricadute in termini di minori impatti ambientali e benefici per le comunità locali.
“Verranno sviluppati – riporta l’Enea in una nota stampa – appositi strumenti di valutazione integrata per individuare le tecnologie più opportune e i processi più ‘virtuosi’ a seconda delle diverse realtà territoriali; inoltre, i risultati ottenuti verranno trasmessi ai decisori finali attraverso corsi di formazione e informazione nei vai paesi dove le multiutility coinvolte sono presenti i quali potranno fare accordi per implementare il processo in altre località”. All’iniziativa, che si concluderà nel 2020, prendono parte il colosso francese Veolia Water e il Kompetenzzentrum Wasser Berlin partecipato dall’utility dell’acqua Berliner Wasserbetriebe/Berlinwasser Holding GmbH, una delle maggiori d’Europa e dalla Technologiestiftung Berlin di Germania. Altri paesi partner sono Croazia, Austria, Repubblica Ceca.