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Energia: l’Australia fa peggio degli USA di Trump nel silenzio generale

Salta l’obiettivo di energia pulita necessario a mantenere le promesse climatiche. Gli unici target futuri sono su gas e carbone

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(Rinnovabili.it) – Gli ultimi annunci della Casa Bianca in tema energetico hanno indignato la già provata resistenza ambientalista statunitense. In realtà, tutto il mondo guarda con apprensione le mosse del nuovo presidente americano, presagendo l’ennesimo scontro in occasione dell’ormai prossima COP23 sul cambiamenti climatici. Ma gli Stati Uniti non sono i soli a opporre resistenza alla transizione energetica: lontano dai riflettori mediatici e dall’indignazione internazionale, anche l’Australia sta portando avanti la sua personalissima strategia salva carbone.

 

Il governo Turnbull ha oggi definitivamente stracciato il Clean Energy Target (CET), letteralmente obiettivo di energia pulita, un nuovo meccanismo sostenuto da laburisti e verdi, per stimolare nuovi investimenti nella produzione di rinnovabili. Il CET era stato inserito nella relazione Finkel come strumento essenziale per poter conformare l’Australia all’impegno richiesto dall’Accordo di Parigi sul clima: prevedeva di generare entro il 2030 il 42 per cento dell’energia nazionale da impianti rinnovabili a cui aggiungere anche un’ulteriore quota “senza emissioni”. Un’etichetta quest’ultima, abbastanza controversa dal momento che apriva la porta a qualsiasi nuova centrale termoelettrica dotata di tecnologia cattura CO2. D’altra parte però forniva una certezza agli investitori, definendo nero su bianco lo sforzo emissivo da compiere.

 

Ma come già annunciato dal ministro australiano all’Energia Josh Frydenberg, per il liberali il carbone continua ad essere una priorità da salvaguardare a tutti i costi. Ecco perché i veri target da raggiungere saranno piuttosto quelli della dirty energy: il governo intende richiedere alle compagnie elettriche di fornire una certa quantità minima di energia da carbone, gas e idroelettrico, limitando la produzione solare ed eolica in base alle singole esigenze statali. Ed eliminando qualsiasi finanziamento a sole e vento a partire dal 2020.

 

“I piani energetici passati  – ha dichiarato il primo ministro australiano Malcolm Turnbullhanno sovvenzionato alcune industrie, punito altre e colpito i consumatori”. Questo Governo “avrà un approccio diverso”. Quanto diverso lo spiegano le stesse stime governative presentate da Frydenberg al Parlamento: entro il 2030 carbone e gas genereranno ancora fino al 72% dell’elettricità australiana.