(Rinnovabili.it) – Lo scorso 29 aprile il Ministero dello Sviluppo Economico ha inviato all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas l’atto di indirizzo necessario per dare attuazione al decreto interministeriale del 5 aprile scorso, il provvedimento che stabilisce i nuovi criteri per identificare le aziende ad alta intensità energetica (aziende “energivore”). L’atto dovrebbe permettere all’Authority di rideterminare i corrispettivi a copertura degli oneri generali di sistema e i criteri di ripartizione degli stessi sui clienti finali, apportando in tal senso un miglioramento per il sistema produttivo italiano sia in termini di competitività internazionale sia della concorrenza sul mercato interno. Non è di questo parere però di Confapi Industri – associazione che rappresenta oltre 3.000 aziende per circa 70.000 addetti nelle province di Milano, Monza, Pavia, Lodi e Bergamo, – che lancia oggi un preoccupato allarme. Secondo la confederazione infatti, il nuovo provvedimentopotrebbe profilare all’orizzonte delle piccole e medie imprese un ulteriore aggravio sulla fattura elettrica.
“Si tratta di un beneficio importante a favore delle sole aziende medio/grandi e grandi, che delinea uno sgravio complessivo di circa 600 milioni di euro annui – ha spiegato Paolo Galassi, presidente di CONFAPI INDUSTRIA -. Le aziende più piccole ma ad alta intensità energetica comunque resteranno del tutto escluse. Anzi avranno il dovere di sopportare gli oneri di compensazione”. In base alle stime dell’associazione per le PMI si profilerebbe un aumento di circa 3 euro/MWh, indicativamente equivalenti al 4,5% della spesa per la componente energia. A titolo esemplificativo, una piccola impresa energivora con consumi da 2 milioni di kWh annui subirà un aumento di costo annuo pari a 6 mila euro.
“Al contrario, per le imprese che beneficeranno del vantaggio – ha spiegato il presidente di CONFAPI INDUSTRIA Paolo Galassi – lo sgravio sarà tra il 15% ed il 60% degli oneri, un vantaggio crescente in proporzione alle dimensioni. Si tratta di una disparità di trattamento inaccettabile e ingiusta, oltre che pericolosa per le PMI che ne subiranno le conseguenze”.