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Le 5 tendenze per l’energia 2019 secondo Financial Times

trend energia 2019

 

 

Dal GNL statunitense alla fame di carbone indiana: cosa aspettarsi dall’energia 2019?

(Rinnovabili.it) – Quali saranno i principali trend dell’energia 2019? Mentre gran parte dei media è ancora impegnato a trarre i consuntivi per il 2018, il Financial Times cerca di immaginare il nuovo anno sotto il profilo economico finanziario. E accanto ad una serie di previsioni, pubblicate da più voci in questi giorni, il quotidiano britannico stila anche una veloce lista delle tendenze da tenere d’occhio in campo energetico. Cinque orientamenti del settore che, partendo dal ruolo delle fossili e arrivando a quello delle rinnovabili, dipingono il quadro 2019.

 

Carbone: si parte dal carbone la cui domanda rimarrà pressoché stabile. In realtà dietro questo equilibrio apparente vi sono forze di segno opposto: da una parte abbiamo il calo del consumo carbonifero dell’Europa occidentale e gli Stati Uniti a cui è aggiunta la riduzione cinese; dall’altra ci sono i dati in crescita di India e altri paesi asiatici, tra cui Indonesia, Pakistan, Bangladesh e Filippine. Il risultato è un “pareggio” che dovrebbe mantenersi tale almeno fino al 2023 (leggi anche Carbone, la domanda asiatica annulla il calo occidentale). “Con il consumo globale di gas e petrolio che continua a crescere, la stabilità nell’utilizzo di carbone implica che le emissioni totali di gas serra a livello mondiale, che hanno raggiunto un livello record l’anno scorso, aumentino ancora quest’anno”, scrive Ed Crooks sul Financial Times.

 

Gas: il 2019 è l’anno del gas statunitense. Le prime esportazioni di GNL stelle e strisce sono già iniziate e secondo gli esperti la capacità di export sarà più che raddoppiata entro il prossimo dicembre, regalando agli USA il terzo posto nella classifica mondiale, dietro Qatar e Australia. Il fattore critico nella domanda globale del gas  liquefatto è ancora una volta la Cina: la decisione di ridurre progressivamente il carbone ha comportato un aumento della domanda di GNL al punto che dal 2018 la Repubblica popolare ha superato il Giappone divenendo il più grande importatore di gas al mondo. Per il mercato statunitense, la Cina offre dunque importanti opportunità di sviluppo, guerra commerciale di Trump, permettendo.

 

Rinnovabili: I costi dell’elettricità rinnovabile e dello stoccaggio energetico continueranno a diminuire, con un enorme impatto sugli investimenti globali nella produzione di energia. Anche nelle economie emergenti, dove gli imperativi economici in genere superano la preoccupazione per gli impatti ambientali, l’energia eolica e solare hanno superato i combustibili fossili per aggiunte di nuova capacità nella produzione (leggi anche Fotovoltaico 2019, preparatevi ad un altro anno record).

 

Auto elettriche: Le vendite di e-car continueranno a salire e un’ondata di nuovi modelli raggiungerà il mercato. I pronostici parlano, solo per i veicoli leggeri, di 2,1 milioni di mezzi venduti nel 2019, in rialzo del 64% rispetto al 2018, portando il numero totale di veicoli plug-in sulle strade a circa 5,4 milioni. “Anche se le vendite di auto elettriche continuano a crescere – BNEF prevede vendite annuali di 30 milioni entro il 2030 – si prevede che rimarranno una piccola fetta del mercato fino alla fine degli anni ’30”.

 

Petrolio: Se le vendite di veicoli elettrici continueranno a crescere rapidamente, non passerà molto tempo prima che inizino ad avere un impatto sensibile sulla domanda globale di petrolio. La IEA ha previsto che il consumo di carburante a base di petrolio per le autovetture potrebbe raggiungere il picco nella seconda metà del 2020. Questa è una cosa molto diversa dalla proiezione della domanda massima di petrolio nel complesso, tuttavia, poiché la benzina e il diesel per le automobili rappresentano solo circa un quinto del consumo globale di petrolio. Nello “scenario delle nuove politiche” della IEA, che riflette gli impegni governativi annunciati e le tecnologie esistenti, si prevede che la domanda totale di petrolio continui a salire fino al 2040, anche se a un ritmo più lento rispetto agli ultimi 25 anni.

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