(Rinnovabili.it) – Il varo da parte dell’Unione Europea di un pacchetto di norme che mira a contenere le emissioni climalteranti dovrebbe comunque essere considerato un evento positivo: la riduzione del 40% per il 2030 rispetto ai livelli del 1990 potrebbe genericamente risultare una conquista a favore della qualità della vita dei cittadini.
O almeno così dovremmo pensarla. Ma è indispensabile una riflessione più attenta.
L’entità delle riduzioni previste nel pacchetto è da considerarsi insufficiente per il raggiungimento degli obiettivi finali del 95% al 2050 – quelli per intenderci ritenuti indispensabili per il contenimento di 2°C del surriscaldamento del Pianeta (Legambiente proponeva l’obiettivo di almeno il 55%). Così come appare poco credibile, in un Paese come il nostro dove già un terzo dell’energia elettrica consumata è green, ci si attesti all’obiettivo complessivo delle rinnovabili del 27% contro le aspettative di almeno il 30%. Quanto alle modalità per ottenere questi obiettivi il passaggio dalla responsabilità vincolante dei Paesi membri a quella, più generica, di target europei, ci fa immaginare l’inizio di un epoca di dolorose trattative al ribasso che avranno il risultato finale di compromettere il raggiungimento degli obiettivi.
Insomma la battaglia sostenuta dalla Confindustria Europea contro la riduzione delle emissioni e lo sviluppo delle energie green – a protezione del proprio business – inizia a produrre risultati. E allora non possiamo che sostenere il coro di proteste delle associazioni ambientaliste e di tutti gli operatori italiani della green economy che chiedono al nostro Governo un radicale cambiamento di rotta sulle politiche ambientali. Occorre coraggio, ma è davvero urgente.