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Gas naturale come “carburante ponte”? Un errore enorme

I governi europei puntano sul gas naturale come vettore della decarbonizzazione. Ma se non verrà messo al bando entro il 2035, contribuirà ad aumentare la temperatura globale di 0,6 °C

gas naturale

 

L’Europa rimpiazza il carbone con il gas naturale ma dimentica il clima

(Rinnovabili.it) – La strategia dell’Unione europea per garantire la decarbonizzazione energetica ha assegnato al gas naturale un ruolo di primo piano. Nei programmi della maggior parte degli Stati membri, Italia compresa, questa fonte fossile dovrà rimpiazzare la attuale potenza fornita dal carbone, traghettando le economie verso un futuro energetico più stabile ed ecologico. Niente di più sbagliato, avvertono oggi gli scienziati del Tyndall Centre for Climate Change Research. Friends of the Earth Europe ha commissionato al Centro un’analisi per comprendere quali possano essere gli effetti della rinnovata passione europea per il gas naturale. E le conclusioni del report “Natural Gas and Climate Change” mettono in guardia, senza mezzi termini, governi e decisori politici: se entro il 2035 questa fonte non verrà eliminata, l’UE mancherà completamente l’obiettivo dell’accordo di Parigi.

 

Sottovalutare le emissioni del metano, secondo gli scienziati, permetterà di aggiungere un altro più 0,6 gradi C sul termometro della temperatura globale. In realtà, spiegano i ricercatori, non c’è esiste “nella maniera più assoluta alcun ruolo” per la nuova produzione da fonti fossili nel futuro europeo.

 

Centinaia di progetti sul gas naturale pronti ad essere finanziati

Esecutivo e Stati membri la pensano molto diversamente, come dimostrano i nuovi “progetti di interesse comune” (PCI) per l’infrastruttura energetica europea. Nell’ultima lista di Bruxelles erano stati approvati 77 progetti per il gas naturale (TAP compreso), a cui sono ovviamente riservate facilitazioni autorizzative e nuovi finanziamenti. L’ultima lista di proposte, che deve ancora essere approvata, ne contiene addirittura 100.

Numeri che mostrano il “buon lavoro” svolto in questi anni dall’industria del gas: un recente rapporto ha stimato che il comparto, solo nel 2016, ha speso più di 100 milioni di euro e ha impiegato più di 1.000 lobbisti per promuovere in Europa il gas come un combustibile fossile relativamente pulito (Leggi anche La lobby del gas decide i progetti di interesse comunitario).

 

Emissioni, verso un drastico cambio di rotta

Affinché l’Europa possa mantenere l’impegno preso con il Paris Agreement è necessario un serio cambio di passo. Cominciando con un programma di mitigazione delle emissioni assolute ad un tasso minimo del 12 per cento l’anno. Mantenendo invariati gli attuali livelli di emissioni, infatti, il budget UE di carbonio per i 2°C sarà esaurito in meno di nove anni. E qualsiasi ritardo o tentennamento in tal senso non farà altro che rendere più faticosa l’azione negli anni successivi. L’impegno necessario va ben oltre quanto promesso da Bruxelles nel NDC (“Nationally Determined Contribution”) e nel pacchetto energia pulita per tutti, ossia ridurre del 40% le emissioni  di gas serra entro il 2030. “Considerando sia le emissioni di CO2 che di metano, diventa un imperativo per tutte le politiche attuare un programma per eliminare urgentemente l’uso del gas naturale e di altri combustibili fossili in tutta l’UE”.

 

>>Leggi anche Il Pacchetto energia UE tradisce l’Accordo di Parigi<<