Podemos e il PSOE, freschi vincitori delle elezioni in Spagna, propongono rilancio delle rinnovabili, divieto di fracking e pensionamento del nucleare
(Rinnovabili.it) – Il botto di Podemos alle elezioni in Spagna si ripercuote anche sul settore energetico, dal fracking alle rinnovabili. A scatenare il terremoto è la conquista di Barcellona ad opera del movimento guidato da Pablo Iglesias, cui seguirà probabilmente quella di Madrid, Valencia e Saragozza in alleanza con i socialisti del PSOE. Simmetricamente, questo successo ha determinato il crollo dei consensi per il PP del premier Rajoy, e un ritorno deciso a sinistra dell’elettorato spagnolo.
Le compagnie energetiche sono piuttosto preoccupate degli sviluppi di un simile cambio di passo, poiché nei programmi elettorali di Podemos e PSOE mancano i favoritismi che le industrie del fossile e del nucleare avrebbero ottenuto dai popolari. La proposta delle due formazioni politiche in materia è piuttosto simile, e dà luogo ad una cauta esultanza da parte di Jorge Morales de Labra, vice presidente della Fundación Renovables: «Se i due partiti porteranno a termine il loro programma, le cose cambieranno», dichiara.
Questi i temi scottanti su cui sono attesi degli sviluppi.
1. Fracking: la passione del governo centrale per la fratturazione idraulica non è affatto sopita, ma il premier Mariano Rajoy ora sarà costretto a rallentare il percorso. Seguendo le linee guida della FAES, il think tank del Partito Popolare, l’esecutivo ha cercato di spingere il fracking con la nuova legge sugli idrocarburi, in vigore alla vigilia delle elezioni. Tuttavia, a livello regionale, il PP ha perso la maggioranza assoluta in Castilla y Leon e non governerà (o se lo farà, sarà molto arduo) in altri territori in cui si stima la presenza di giacimenti di shale gas, come Aragona, Cantabria e Asturie. A livello centrale, dunque, lo Stato potrà anche rilasciare le autorizzazioni alle compagnie del gas, ma le Dichiarazioni di Impatto Ambientale (DIA) possono essere affossate dal parere contrario delle autonomie locali.
Questo scenario mette KO il fracking, proprio quando le trivelle stavano minacciosamente cingendo d’assedio la zona di Burgos e montava la rabbia delle comunità (leggi anche: La Spagna rischia il fracking vicino alla centrale nucleare).
2. Nucleare: il futuro della Garoña, la più antica centrale nucleare in Spagna, è appeso al filo di una valutazione del Consiglio sulla sicurezza nucleare (CSN). I tempi giocano contro i proprietari, Endesa e Iberdrola. Il governo di Rajoy ha promesso di riaprire l’impianto, ma adesso si trova a fronteggiare l’opposizione di Podemos e del PSOE, che non ha avuto il coraggio spegnere la Garoña durante l’era Zapatero e ora sta tornando all’attacco. I socialisti sono anche a favore di un piano per la progressiva chiusura di altre centrali nucleari, in coincidenza con la fine della vita utile dei reattori, che l’attuale governo ha proposto di estendere da 40 anni a 60. Anche lo stoccaggio delle scorie in un deposito che si intendeva costruire a Villar de Canas (Cuenca), rischia di tramontare.
3. Povertà energetica: Podemos nel programma ha inserito un punto che prevede l’erogazione di un quantitativo minimo di energia elettrica e gas, necessario alla sussistenza, per quelle persone svantaggiate che ne sarebbero private. Non per niente, il Paese è quarto in Europa per fuel poverty, con 7 mila persone morte ogni inverno per l’impossibilità di scaldarsi. Inoltre, Pablo Iglesias ha rilanciato la necessità di recuperare il carattere di servizio pubblico che l’elettricità dovrebbe avere. In quest’ottica, ha proposto che le comunità autonome siano libere di creare le proprie imprese pubbliche dell’energia, in grado facilitare l’accesso alle fasce più svantaggiate.
4. Efficienza energetica: anche in questo settore, il governo dei Popolari aveva nicchiato. Ora però, sul’efficienza si potrebbe iniziare ad investire di più: tutta l’opposizione al PP ha aderito infatti ad un manifesto per i Comuni sostenibili, presentato all’inizio di aprile dalla Plataforma por un Nuevo Modelo Energético y la Fundación Renovables.
5. Energie rinnovabili: il PSOE ha modificato tutta la politica dei tagli alle rinnovabili promossa durante il secondo mandato di José Zapatero. La Spagna era stata inondata di cause intentate dagli investitori internazionali (proprio come l’Italia con lo Spalma Incentivi che ha causato l’uscita dal Trattato sulla Carta dell’Energia) contro tali decisioni, peggiorate ulteriormente da governo di Rajoy. I socialisti però, a questa tornata hanno promesso di ridare slancio alle energie pulite. In particolare, il fotovoltaico è già vicino alla grid parity nel Paese.
6. Autoconsumo: Il ministro dell’Industria, José Manuel Soria, potrebbe dover rivedere la normativa che a giugno intende emanare in materia. Il decreto è altamente controverso, perché impone ai piccoli produttori di pagare una tassa per l’utilizzo della rete elettrica, sia che ne traggano sia che vi immettano l’energia. Una simile gabella soffocherebbe nella culla questa buona pratica.
7. Mercato elettrico: è di competenza del Ministero dell’Industria, ma nella sinistra sembra esserci consenso per una riforma del mercato che metta fine alle sovraretribuzioni che permettevano al comparto idroelettrico e nucleare di intascarsi 2 miliardi di euro l’anno per impianti il cui costo di investimento sarebbe già stato ampiamente riscattato.