I dati EHPA mostrano per il 2023 una flessione del 6,5% nelle vendite europee di pompe di calore, primo calo dopo dieci anni di crescita annuale progressiva
Nel 203 venduti 3 milioni di pompe di calore
Le vendite di pompe di calore in Europa stanno calando. Dopo l’exploit registrato in concomitanza con la crisi energetica del 2022, il trend 2023 ha frenato bruscamente evidenziando una flessione del 6,5%. Si tratta del primo calo dopo dieci anni di ininterrotta e progressiva crescita e c’è già chi è pronto a lanciare l’allarme. Secondo l’European Heat Pump Association, infatti, questa contrazione commerciale rischia – se protratta – di mettere a rischio gli obiettivi climatici comunitari del 2030. Gli stessi obiettivi per cui l’Unione Europea ha sottolineato chiaro e tondo il ruolo di tale tecnologia.
Pompe di calore: i target 2030 e la norme RED III
Nella direttiva sulle energia rinnovabili del 2023 (meglio nota come RED III) è stato inserito un capitolo dedicato alla pompe di calore, ritenute fondamentali “per la produzione di riscaldamento e raffrescamento da fonti rinnovabili”.
“Mediante una diffusione rapida delle pompe di calore che sfruttano tipi di fonti rinnovabili sottoutilizzate, come l’energia ambiente o l’energia geotermica, nonché il calore di scarto del settore industriale e terziario, compresi i centri dati, è possibile sostituire le caldaie alimentate a gas naturale e ad altri combustibili fossili con una soluzione di riscaldamento rinnovabile, aumentando nel contempo l’efficienza energetica. Ciò renderà più rapida la riduzione dell’uso del gas a fini di riscaldamento, negli edifici e nell’industria”, si legge nel testo.
Il target UE? Avere entro la fine di questo decennio almeno 30 milioni di unità installate in tutto il Blocco.
Proprio in virtù di tale obiettivo la direttiva ha introdotto delle facilitazioni per il settore. Il provvedimento prevede che la procedura di rilascio delle autorizzazioni per l’installazione di pompe di calore di potenza inferiore a 50 MW non duri più di un mese. Tre al massimo in caso di pompe di calore geotermiche. E che le connessioni alla rete di trasmissione o di distribuzione siano autorizzate entro due settimane dalla notifica all’ente competente nel caso di dispositivi con potenza elettrica pari o inferiore a 12kW o 50kW nel caso installati da autoconsumatori di rinnovabili.
Le cause dietro la contrazione delle vendite
Ma la direttiva non è ancora stata recepita negli ordinamenti nazionali e per il mercato delle pompe di calore continua ad essere un momento di alti e bassi.
Quali sono i motivi? Le ragioni principali del calo delle vendite europee di pompe di calore sono da ricercare nel cambiamento delle politiche e dei programmi di sostegno. Basti pensare all’Italia, dove i continui interventi politici operati sui bonus di efficientamento energetico hanno destabilizzato la fiducia dei consumatori. Un altro motivo chiave, spiega l’associazione, è che i prezzi del gas stanno diventando più economici rispetto all’elettricità sulle cui bollette pensano anche tasse elevate.
Piano UE per le pompe di calore, che fine ha fatto?
Una boccata d’aria sarebbe dovuta arrivare dal Piano europeo per le pompe di calore, ma la Commissione europea a dicembre 2023 ha annunciato l’accantonamento dell’iniziativa. Non si tratta di una cancellazione definitiva, spiega lo stesso Esecutivo UE, ma solo di uno stand-by a causa delle elezioni. Tuttavia difficilmente il lavoro sarà ripreso prima del 2025. E intanto il mercato cerca di barcamenarsi.
I 3,02 milioni di pompe di calore vendute nel 2023 portano il totale installato negli edifici europei a quota 23,96 milioni. Ma, spiega l’EHPA se le vendite annuali dovessero rimanere a questo livello, entro il 2030 saranno installate circa 45 milioni di pompe di calore, circa il 25% in meno rispetto agli obiettivi dell’UE.
“Con oltre 250 siti produttivi in Europa, ogni pompa di calore venduta ed installata è una spinta per il settore europeo delle tecnologie pulite e per la sua competitività“, ha dichiarato Mélanie Auvray, Policy Manager presso l’Associazione. “Garantire una crescita continua al settore aiuterà la nostra indipendenza energetica e il nostro percorso verso un’economia a zero emissioni nette. Il ritardato Heat Pump Action Plan è uno strumento cruciale per stabilizzare il settore e sfruttare i vantaggi che offre. La nuova Commissione europea deve pubblicarlo rapidamente“.
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