La transizione energetica in Italia ha già accumulato un ritardo di 29 anni
(Rinnovabili.it) – Gestire efficacemente la transizione energetica migliorando l’efficienza della governance è il presupposto essenziale non solo per garantire la sostenibilità del sistema energetico, ma anche per cogliere un’occasione imperdibile per creare valore e occupazione. A sostenerlo è il nuovo rapporto “European Governance of the Energy Transition” presentato sabato a Cernobbio da Fondazione Enel e The European House.Il documento indaga i benefici per economia e lavoro, legati ai nuovi target di decarbonizzazione dell’Unione Europea.
A luglio di quest’anno la Commissione Ue ha presentato l’atteso pacchetto Fit For 55, che ricalibra l’intera politica climatico-energetica dell’Unione rispetto all’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030. Ma la nuova ambizione ha trovato inevitabilmente tutti gli Stati membri in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Al ritmo attuale, calcolano gli autori, l’UE raggiungerebbe il nuovo il taglio di CO2 sperato solo nel 2051; ben 21 anni dopo la deadline. Il target sulle rinnovabili non vedrebbe la luce prima del 2043 e bisognerebbe aspettare addirittura il 2053 per quello sull’efficienza energetica. Non va meglio se focalizziamo le lenti solo sull’Italia. Il Belpaese, oggi alle prese con la scrittura del nuovo PNIEC, avrebbe già accumulato un ritardo di 29 anni rispetto all’impegno complessivo richiesto dal Fit for 55.
I nodi della transizione energetica in Italia
Per accelerare la transizione energetica in Italia così come nel resto dell’Europa, il rapporto mostra le lacune da colmare, la strada da percorrere e i benefici ottenibili. Gli autori sono partiti dall’analisi della attuale struttura di governance, definita come l’insieme dei ruoli, delle regole, delle procedure e degli strumenti (a livello legislativo, attuativo e di controllo) relativi alla gestione della transizione, e finalizzati al raggiungimento di obiettivi strategici oltre che operativi.
L’efficacia della governance nazionale in questo ambito è limitata da 5 fattori: responsabilità frammentate tra i vari portatori di interessi a diversi livelli; la difformità normativa locale e di applicazione delle leggi nazionali; scarso coinvolgimento e impegno delle istituzioni e delle comunità locali; relative inefficienze nel ruolo degli enti pubblici tecnico-amministrativi; elaborazione frammentata delle politiche di settore.
Per superare tali sfide, lo studio offre alcune proposte d’azione. A partire ovviamente da una semplificazione delle procedure autorizzative per gli impianti da fonti rinnovabili e la promozione di attività che favoriscono l’efficienza energetica. Propone inoltre un meccanismo di interazione uniforme e standardizzato tra gli enti locali da un lato e i distributori di energia elettrica (Gestori del Sistema di Distribuzione, DSO) e gli operatori dei punti di ricarica (CPO) dall’altro, al fine di favorire lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici. Infine, si propone la promozione della piena integrazione dei distretti industriali e business cluster locali, ecosistemi dell’innovazione e comunità energetiche con la rete di distribuzione nazionale.
“Colmare il gap degli investimenti con circa 3.600 miliardi di euro necessari per raggiungere l’obiettivo 2030 in Europa – ha affermato Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel – di cui circa 190 miliardi in Italia”. E 2avrebbe un impatto cumulato sul PIL di oltre 8.000 miliardi di euro, di cui oltre 400 miliardi di euro” a livello nazionale