(Rinnovabili.it) – I supercondensatori sono studiati da tempo come alternative alle batterie tradizionali in settori che vanno dall’automotive alla telefonia mobile. Sono in grado caricarsi e scaricarsi ad una velocità impensabile per i sistemi al litio e non temono la perdita di capacità nel corso del tempo. Di contro, questa tecnologia ha una densità energetica nettamente inferiore alle sue rivali (circa un ventesimo rispetto alle batterie).
Ciò significa che per il medesimo volume, possono stoccare molta meno energia rispetto alle unità agli ioni di litio, tecnologia d’elezione per le auto elettriche e gli apparecchi elettronici portatili. E di conseguenza hanno bisogno di ricariche continue per tenere il passo.
A rendere i supercondensatori competitivi potrebbe esser un nuovo materiale prodotto dall’University of Surrey e dalla società Augmented Optics in collaborazione con la University of Bristol. Gli scienziati hanno creato un gel elettrolitico reticolato che mostra valori di capacità oltre 1000 volte superiori a quelle degli elettroliti convenzionali. La tecnologia nasce in realtà da una tecnica che con l’energy storage non ha nulla a che fare: è una modifica dei sistemi utilizzati per rendere le lenti a contatto morbide, che il dottor Donald Highgate (oggi nella Augmented Optics, ed ex allievo della University of Surrey) ha sviluppato oltre 40 anni fa.
Se fosse scalata, la loro innovazione potrebbe migliorare drasticamente la capacità di stoccaggio necessaria alle auto elettriche, che sarebbero così in grado di viaggiare su lunghe distanze e ricaricarsi nello stesso tempo necessario ad un’auto a benzina. La tecnologia potrebbe anche rivoluzionare le capacità di altri apparecchi che fanno affidamento sulle batterie, compresi quelli del settore aerospaziale, o della produzione energetica da fonti rinnovabili o anche semplicemente i telefonini. “Gran parte della ricerca globale è focalizzata sulle nuove tecnologie di accumulo energetico e questo nuovo supercondensatore ad ultra-capacità ha il potenziale d’aprire la porta a incredibili sviluppi”, spiega il dottor Brendan Howlin, chimico dei materiali e tra gli autori del lavoro. L’azienda è ora alla ricerca di partner commerciali per la distribuzione dei nuovi polimeri.