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Risparmio energetico, Strasburgo vuole obiettivi vincolanti

L’Europarlamento propone obiettivi nazionali vincolanti per il risparmio energetico da raggiungere mediante specifiche misure, come il restauro di edifici pubblici e schemi di efficienza per le utility

(Rinnovabili.it) –  Fatti non parole, sembra gridare lo schema di direttiva approvato in queste ore all’Europarlamento. I deputati del Comitato Energia si sono ritrovati in aula a Strasburgo per votare il documento presentato dal verde Claude Turmes, in cui si chiede nuovi impegni ai Ventisette in tema di efficienza e risparmio energetico. Il dibattito sulla questione parte dalla consapevolezza condivisa che l’efficienza energetica possa costituire un driver per l’economia europea, riducendo la dipendenza dalle importazioni, creando nuovi posti di lavoro, liberando risorse finanziarie, favorendo la competitività e riducendo le emissioni di gas serra. Una molteplicità di benefici raggiungibile con unica strategia e che ha convinto l’UE a prefissarsi l’obiettivo di raggiungere il 20% di risparmio di energia primaria nel 2020 (target attualmente non vincolante). Gli sforzi messi in campo finora però non convincono l’Esecutivo europeo certo che senza nuovi provvedimenti, quali per l’appunto la direttiva discussa in Parlamento, l’Unione potrebbe raggiungere solo la metà di quanto prefissatosi per il 2020.

Obiettivi vincolati per i Ventisette

Il progetto normativo presentato da Turmes ed approvato con 51 voti a favore, 6 contrari e 3 astensioni, chiede esplicitamente obiettivi vincolanti nazionali in materia di efficienza energetica da definire in base ai valori di riferimento specifici per ciascun paese. Nel giugno 2013, si legge nel testo licenziato, la Commissione dovrà verificare se gli Stati membri sono o meno sulla buona strada per raggiungere questi obiettivi, ed entro giugno 2014, presentare una proposta per nuovi target di risparmio energetico da attuare entro il 2030. Il documento invita l’esecutivo a riferire, entro e non oltre la data di entrata in vigore della presente direttiva, sull’impatto degli incentivi dedicati agli investimenti in tecnologie low-carbon e sul rischio di rilocalizzazione delle emissioni, valutando la possibilità di adottare specifiche misure, prima dell’inizio della terza fase dell’ETS, per risolvere il problema.

Il ruolo dell’edilizia

Gli edifici europei sono responsabili del 40% del consumo energetico comunitario e del 36% delle emissioni di CO2? Allora la soluzione più logica è intervenire sul comparto anche attraverso la nuova direttiva. In base alle misure proposte, gli Stati membri dovrebbero iniziare a rinnovare, energicamente parlando, il 2,5% della superficie totale degli edifici pubblici con una superficie totale utilizzabile di oltre 250 m² entro gennaio 2014, o trovare vie alternative per conseguire risparmi energetici equivalenti.

“Questo voto è un segno importante che il Parlamento prende seriamente l’aumento dei costi energetici e la povertà energetica seriamente. L’efficienza offre la possibilità di creare posti di lavoro – in particolare nel settore edilizio. Ora i governi hanno una scelta: proteggere i cittadini dalla energy poverty e creare molte opportunità di lavoro o consentire alle multinazionali dell’energia a ottenere profitti sempre maggiori”, ha affermato Turmes.

 

Diagnosi energetiche, appalti pubblici e incentivi

Gli enti pubblici che acquistano o affittano prodotti, servizi, sistemi e edifici devono stabilire i requisiti delle prestazioni energetiche specifiche, tenendo conto del rapporto costi-efficacia basato sull’analisi dell’intero ciclo di vita e quindi orientare le proprie scelte verso beni con un rendimento, in termini di risparmio energetico, elevato.

Le compagnie energetiche dovrebbero invece realizzare “cumulativi annuali di risparmio pari ad almeno il 1,5% delle loro vendite medie, in volume, degli ultimi tre anni”, aiutando i loro clienti finali arisparmiare. Da luglio 2014, tutte le grandi imprese sarebbero tenute a sottoporsi ad un audit energetico ogni 4 anni, a carico di esperti qualificati e accreditati. Un’altra idea dibattuta dai parlamentari è quello di stabilire strumenti di incentivazione per le misure di efficienza energetica da finanziare con le entrate dalle multe imposte per il mancato rispetto della direttiva e dai fondi strutturali. Il comitato per l’energia ha deciso di dare al relatore il mandato di procedere con i negoziati con il Consiglio Ue, a seguito del quale Strasburgo procederà con il voto in plenaria.