(Rinnovabili.it) – Quanta energia spreca la burocrazia? Questa la domanda che ha aperto oggi a Roma la conferenza promossa dal Movimento 5 Stelle e dedicata all’analisi dei principali ostacoli allo sviluppo di rinnovabili ed efficienza energetica. Tra una serie di inconcepibili ritardi, inadempienze burocratiche e un labirinto di norme il più delle volte poco chiare, la crescita del patrimonio energetico sostenibile del Belpaese sta perdendo terreno e future chance. A rivelare le incongruenze del sistema è il documento elaborato da AiCARR e Nextville.it con il contributo del coordinamento Free, che mette in luce vuoti e caos normativi che attualmente ostacolano il comparto della green economy nostrana. Negli ultimi due anni sono state adottate importanti Direttive Europee sia sul fronte delle energie rinnovabili che quello dell’efficienza energetica, la cui piena attuazione dipende da numerosi Decreti Attuativi emananti sempre con enorme ritardo. La conseguenza è una sola: il comparto industriale ed edilizio sono senza strumenti, bloccati in una fase d’attesa dai tempi imprevedibili.
Ad oggi, infatti, mancano all’appello almeno 9 provvedimenti nel comparto dell’efficienza energetica, due tra cogenerazione e conto termico ed otto provvedimenti nel settore delle altre rinnovabili elettriche non fotovoltaiche. “Oggi le aziende hanno bisogno di certezza e diritto a medio e lungo termine – afferma Girotto – e non di misure che si rinnovino di anno in anno”; un esempio su tutti, il caso degli eco bonus per le riqualificazioni energetiche la cui proroga è da sempre legata a decisioni dell’ultimo secondo. Accanto a ritardi e incertezze, operatori e consumatori devono fare fronte anche un puzzle di regolamenti: basti pensare alla definizione della metodologia di calcolo per le prestazioni energetiche negli edifici e l’utilizzo delle FER. Come spiega Livio De Santoli, delegato per l’edilizia e le politiche energetiche della Sapienza Università di Roma e Presidente AiCARR, il Decreto Legislativo del 19 agosto 2005, n. 192 con cui l’Italia ha attuato la direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia, ha creato un panorama normativo unico in Europa, comportando definizioni, regole e standard differenti da Regione e Regione. In assenza di un quadro omogeneo ogni amministrazione locale procede nel più assoluto disordine, con gravissima incertezza e difficoltà ad avere uniformità di trattamento per gli operatori.
E rimanendo nel settore dell’efficienza energetica, all’appello mancano anche i provvedimenti attuativi per le “Prescrizioni e requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici” e per l’aggiornamento modalità di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici. Senza contare, aggiunge il Girotto, che spesso e volentieri “gli enti che devono emanare le norme tecniche elaborano interpretazioni personali di provvedimenti, fuori uscendo dai confini della legge stessa”. Emblematico il caso del ritardo nell’emanazione del Decreto di aggiornamento dei regimi di sostegno per la produzione delle Fer elettriche per il periodo 2016-2020 (previsto espressamente dal D. Lgs. 28/11) o quello del D.Lgs 28/11 che prevedeva venisse emanato entro il 29 giugno 2011 un DM per la semplificazione dei procedimenti per le piccole istallazioni e le pompe di calore, oggi soggette a procedure inutilmente complesse, e soprattutto difformi a seconda della Regione.
E mentre si cerca di trovare il bandolo della matassa, tra norme spesso di difficile applicazione e palleggiamenti di responsabilità e/o di competenza, l’unica semplificazione arrivata dal Governo Renzi, ricorda il senatore cinque stelle, è quella contenuta nello Sblocca-Trivelle. Eppure “più un’opera è impattante più dovrebbe essere difficile realizzarla, mentre oggi sono eolico e solare a trovarsi ad affrontare molte più difficoltà”.
Accanto ad una profonda necessità di semplificazione, appare anche quella di una cabina di regia unica per il comparto. “E’ necessario – ha affermato de Santoli – istituire un’unità di missione per l’efficienza energetica nell’edilizia all’interno del consiglio dei Ministri” al pari di quanto avviene oggi per il rischio idrogeologico, che si occupi come prima cosa di dare esecuzione all’obiettivo di intervenire su almeno il 3% della superficie coperta climatizzata ogni anno dal 2014 al 2020 degli edifici della Pubblica Amministrazione Centrale.