(Rinnovabili.it) – Il meccanismo dei certificati bianchi è uno dei più importanti strumenti di mercato esistenti in Italia per la riduzione dei consumi. Negli ultimi tempi tuttavia scelte del GSE in relazione al riconoscimento di questi titoli hanno comportato qualche difficoltà per gli operatori. A portare sotto i riflettori il problema è stata solo qualche settimana fa ASSOESCo durante l’incontro convocato da Confindustria. L’associazione torna oggi sulla questione per ricordare ancora una vota i nodi non risolti e come i contenziosi con il Gestore relativi al rilascio dei certificati bianchi siano in realtà in aumento.
Cosa sta succedendo con i TEE?
ASSOESCo riassume brevemente i punti caldi della questione dai cui originano i contenziosi:
- la non approvazione delle PPPM (Proposte di Progetto e Programma di Misura), mancato aggiornamento del portale con conseguente impossibilità di presentazione la RVC (Richiesta di Verifica e Certificazione dei risparmi);
- la richiesta integrazione su RVC relative a questioni estranee alla rendicontazione dei risparmi;
- l’autotutela rispetto a PPPM già approvate,le richieste di ispezioni e accesso agli atti.
Questi elementi hanno comportato, anche solo per quanto riguarda gli associati ASSOESCo, una situazione critica: i giorni di ritardo nella valutazione di RVC arrivano a 300 nel 21,9% dei casi e che il 68% dei PPPM sono respinte.
Durante il precedente incontro Francesco Sperandini, Presidente del GSE, aveva esposto la sua visione del sistema dei certificati bianchi, spiegando che il meccanismo rientra negli aiuti di stato, e che questo sia il motivo del rigetto di numerosi progetti di efficienza energetica avvenuto negli ultimi mesi. Ma da un punto di vista prettamente legale, spiega l’associazione, è dubbio che il meccanismo dei TEE costituisca effettivamente un aiuto di stato, in quanto la valutazione della Commissione sulla compatibilità degli aiuti è effettuata caso per caso con diverse interpretazioni sui criteri.
“La situazione è certamente imbarazzante”, afferma Roberto Olivieri Presidente ASSOESCO, “il 70% dei progetti che afferiscono al meccanismo dei TEE vengono infatti da Energy Service Companies, aziende private il cui modello di business è legato al beneficio in termini di risparmio sulla spesa energetica, che portano ai loro clienti. Per le nostre aziende i TEE non sono una speculazione, ma fanno parte dei benefici di progetto che condividono con i clienti. È sconfortante vedere che queste aziende, che tanto hanno contribuito allo sviluppo dell’efficienza energetica rischiando in proprio, debbano ricorrere a un supporto legale per difendere il loro business”.
Ecco perché ASSOESCo torna oggi a chiedere al GSE, certezza, trasparenza e l’istituzione di un tavolo tecnico permanente per la definizione dei contenziosi, delle baseline per i risparmi e delle nuove linee guida.