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Certificati bianchi, approvata la risoluzione Scalia

Riforma Certificati bianchi, approvata la risoluzione Scalia

 

(Rinnovabili.it) – Il processo di riforma dei Certificati Bianchi prosegue. Dopo la breve serie di documenti  e audizioni informali acquisiti, la Commissione industria del Senato ha concluso l’esame dell’affare sull’aggiornamento delle linee guida in materia di titoli d’efficienza energetica. In data 24 ottobre, la Commissione ha approvato la risoluzione proposta dal relatore Scalia in cui sono accolte alcune delle indicazioni ricevute nel giro di audizioni, a partire dalla richiesta di includere ulteriori categorie di intervento nell’ambito di applicazione del meccanismo dei certificati bianchi. Una mossa motivata dalla volontà di assicurare il sostegno a interventi di incremento dell’efficienza energetica a più elevata intensità di capitale, maggiore vita tecnica e maggiori ricadute in termini di riduzione dell’impatto ambientale come i settori idrico, dell’ICT, dei trasporti, del teleriscaldamento.

 

La risoluzione prevede anche di introdurre forme di corresponsabilità tra i soggetti ammessi al meccanismo dei certificati bianchi, in particolare laddove il presentatore del progetto (intermediario tecnico e/o commerciale) non coincida con il beneficiario ultimo dell’incentivo (cliente), e abbia un capitale sociale inferiore alla valorizzazione economica dei titoli riconosciuti: in particolare, si ritiene necessario che, soprattutto per gli interventi di maggiori dimensioni, sia accertata la solidità patrimoniale di entrambi i soggetti, i quali – se del caso – devono essere chiamati a rispondere in solido.

 

Inoltre si impegna il Governo ad adottare la revisione del cosiddetto “coefficiente tau” o “coefficiente di durabilità” secondo le linee indicate dalla prima ipotesi delineata dal documento del MISE. Questo coefficiente tiene in considerazione la differenza fra la vita utile reale di un intervento di efficienza energetica e il periodo di rilascio dei certificati bianchi. La risoluzione proposta dal senatore Scalia chiede al Governo di prevedere che “la vita tecnica dei beni oggetto di incentivazione sia al massimo pari a 15 anni e in ogni caso non superiore al periodo di ammortamento ordinario e sia poi considerata equivalente alla vita utile ai fini dell’incentivazione medesima, allo scopo di riconoscere i TEE sulla base dei risparmi effettivamente realizzati e rendicontati dai proponenti al GSE anno dopo anno nell’arco dell’intera vita tecnica, evitando ogni forma di anticipazione che incrementi il rischio per i consumatori di finanziare risparmi energetici non realizzati”.

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