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Progettazione ecocompatibile ed energy label aiutano il risparmio ma si può migliorare

Secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, l’azione UE  su ecodesign ed etichettatura energetica ha contribuito a una maggiore efficienza energetica. Ma esistono ancora criticità da risolvere

progettazione ecocompatibile
By Alex Rio BrazilOwn work, CC BY-SA 3.0, Link

(Rinnovabili.it) – Quando si parla di risparmio energetico, l’Unione Europea può giocare due importanti carte normative: il regolamento sulla progettazione ecocompatibile e quello sull’etichettatura energetica. Si tratta di due provvedimenti complementari che in maniera diversa hanno contribuito ad alzare i livelli di efficienza energetica nei beni di consumo. Il primo stabilisce requisiti minimi -come il consumo massimo di energia o le quantità minime di materiali riciclati -in grado di migliorare la performance ambientale dei prodotti; il secondo mostra all’utente il consumo energetico di un apparecchio su una scala da A a G, in maniera da orientarlo al momento dell’acquisto. Che si tratti di due strumenti efficaci, ne è convinta anche la Corte dei Conti europea. Il tribunale fa il punto sull’azione UE in materia di ecodesig ed energy label in una nuova relazione, evidenziando accanto ai benefici anche le criticità

 

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“La Commissione europea ha utilizzato metodologie valide e trasparenti per selezionare i prodotti regolamentati, grazie alle quali è stata data priorità, in questa politica dell’UE, a oltre 30 gruppi di prodotti con il maggior potenziale di risparmio energetico”, scrive la Corte dei Conti in una nota stampa. Nel contempo l’organo UE ha evidenziato nel processo di regolamentazione “ritardi evitabili, che hanno ridotto l’impatto della politica in esame poiché probabilmente i requisiti di progettazione ecocompatibile erano obsoleti e le etichette energetiche non più pertinenti per aiutare i consumatori a operare una distinzione tra i prodotti con la migliore performance e quelli con la peggiore”.

 

Dito puntato anche sui risultati delle due misure, comunicati da Bruxelles. Secondo il tribunale dei Conti infatti, è probabile che l’esecutivo europeo abbia stiamo un impatto superiore al dato reale. Il motivo? Non avrebbe preso in considerazione aspetti come la possibile non conformità alle regolamentazioni o i ritardi nazionali nell’attuazione delle norme. “Inoltre, la quantificazione dell’impatto della progettazione non tiene conto della differenza tra il consumo teorico derivante da norme armonizzate e il consumo energetico effettivo”. Basti pensare ai frigoriferi e ai congelatori: entrambi gli apparecchi sono testati senza aprire gli sportelli e senza alcun alimento all’interno. “Vi è quindi il rischio – aggiunge la Corte –  che il risparmio energetico sia sovrastimato”.

 

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L’organo europeo sottolinea inoltre come  Bruxelles abbia finanziato negli ultimi anni vari progetti per rafforzare la vigilanza esercitata sulla progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica. Nel complesso i risultati sono stati positivi ma non è chiaro se questi abbiano effettivamente modificato il modo in cui gli Stati membri assolvono i propri doveri di vigilanza del mercato. “Nella pratica – aggiunge il tribunale – il numero dei modelli di prodotti testati in laboratorio è ancora relativamente contenuto”.