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Piano nazionale efficienza energetica: obiettivi e criticità

Piano nazionale efficienza energetica

Piano nazionale efficienza energetica

 

Le novità del Piano nazionale efficienza energetica

(Rinnovabili.it) – È stato pubblicato in Gazzetta il 23 febbraio il DM d’approvazione del Piano nazionale efficienza energetica – PAEE 2017, ossia il documento che indica la strada italiana verso il taglio 2020 della domanda energetica. Elaborato su richiesta della Commissione Europea (a cui spetta ora l’ultimo ok), il PAEE 2017 comprende la lunga lista di misure nazionali per il miglioramento dell’efficienza e include le stime dei consumi e i risparmi di energia attesi. Il punto d’arrivo è quello già indicati nel Piano nazionale efficienza energetica del 2014: risparmiare 20 Mtep (Tonnellate equivalenti di petrolio) l’anno di energia primaria, pari a 15,5 Mtep/anno di energia finale. A questo si aggiunge un obiettivo minimo di riduzione cumulata dei consumi pari a 25,8 Mtep, da conseguire nel periodo 2014-2020 con misure attive per l’efficienza energetica.

Gli strumenti contemplati per raggiungere il target sono diversi ma si muovono essenzialmente in quattro ambiti: edilizia, settore pubblico, industria e trasporti. In questo contesto è stato stabilito che il meccanismo dei Certificati Bianchi o TEE (titoli di efficienza energetica) debba assicurare il 60% del target, lasciando il restante 40% a misure alternative come il conto termico e le detrazioni IRPEF per la riqualificazione energetica.

 

Il nodo dei certificati bianchi

Un percorso dall’ambizione modesta ma che preoccupa in merito ad alcune modalità. Non si placa infatti la polemica sui presunti meccanismi speculativi creatisi nel mercato dei Certificati Bianchi. Si tratta di titoli negoziabili che attestano il conseguimento di risparmi energetici attraverso interventi di retrofit energetico. Per ogni Tep risparmiato è riconosciuto un certificato e i soggetti che, volontariamente o obbligatoriamente, partecipano al mercato dei TEE possono scambiarli sulla piattaforma gestita dal GME o attraverso contrattazioni bilaterali. Questi titoli beneficiano di un incentivo, legato proprio all’andamento dei prezzi con cui sono scambiati, che pesa direttamente sulle bollette italiane.

 

Nell’ultimo anno e mezzo le quotazioni sono aumentate del 260%, incrementando dunque anche gli oneri pagati in bolletta dai consumatori finali.

L’Autorità dell’energia ARERA ha escluso “comportamenti potenzialmente anomali da parte degli operatori nonché, in particolare, scelte artatamente opportunistiche”, adducendo l’impennata dei prezzi alla modifica normativa in atto nel settore, ma per molti il dubbio della speculazione rimane. Al punto che a novembre dello scorso anno il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo le ragioni di questo impennata del mercato “I dati parlano chiaro – spiegava poco tempo fa il Senatore pentastellato Gianni Girotto – l’esplosione dei costi ha toccato la cifra record di 1,5 miliardi di euro nel 2017, impennandosi più del doppio rispetto al 2016. Mentre nel prossimo biennio è previsto un ulteriore aumento che raggiungerà la cifra di 1,7 miliardi di euro l’anno. Perché?”

 

PAEE 2017, a che punto siamo?

Almeno sulla carta, tuttavia, i certificati bianchi sembrano aver fatto il loro lavoro. I risultati ottenuti sino a oggi sono sostanzialmente in linea rispetto ai trend richiesti per il 2020. Nel 2016 la strada verso il target di risparmio d’energia finale risultava percorsa per il 41,4%, grazie soprattutto al contributo del settore residenziale.

I valori, tuttavia, sono ancora in fase di valutazione come spiega la relazione del Ministero dello sviluppo Economico e i conti finali potrebbero essere leggermente più positivi “[…]per quanto riguarda i Certificati Bianchi, essi sono normalmente calcolati sulla base del risparmio di energia primaria e, per una valutazione definitiva del risparmio di energia finale, è necessaria l’analisi puntuale delle singole pratiche approvate; per quanto riguarda invece le Detrazioni Fiscali per la riqualificazione energetica, fino a settembre 2017 è permessa all’utente la modifica dei dati relativi all’intervento eseguito, pertanto il dato potrà essere consolidato solo a seguito della scadenza del termine per gli adempimenti fiscali richiesti”.

 

 

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