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Microsoft: Data center sottomarini per un raffreddamento naturale

Microsoft: Data center sottomarini per un raffreddamento naturale

 

(Rinnovabili.it) – I grandi centri dati continuano a inseguire target di efficienza energetica e sostenibilità. L’ultima idea su come renderlo possibile arriva da Microsoft, alle prese con lo studio di data center sottomarini. L’obiettivo è quello di sfruttare il raffreddamento naturale offerto dalle correnti oceaniche per rendere queste strutture il meno energivore possibile. Secondo un recente studio della Villanova University, gli alti consumi elettrici e idrici legati al raffreddamento dei server rendono i centri elaborazione dati responsabili, solo negli USA, di più del 2% del consumo totale di energia elettrica.

 

Lo stravagante progetto di ricerca prende il nome di Natick, ed è stato avviato ufficialmente nel 2014. Da ieri a oggi gli ingeneri della Microsoft hanno compiuto grandi progressi, realizzando il primo prototipo sperimentale (battezzato Leona Philpot). Posizionato a circa un chilometro al largo della costa pacifica degli Stati Uniti il data center sottomarino è stato in funzione da agosto a novembre del 2015, permettendo ai progettisti di individuare i pro e i contro di questa soluzione.

 

 

 

Oltre a sfruttare l’effetto di raffreddamento naturale, queste unità sottomarine potrebbero anche contribuire a migliorare il tempo di latenza, ovvero la velocità di risposta di un sistema tra la fonte di informazioni e la loro destinazione; i data center sottomarini avrebbero così il vantaggio di poter servire in modo più veloce gli utenti, visto che il 50% della popolazione mondiale vive entro i 200 km dalle coste.

 

Ma il sogno della Microsoft si spinge ancora più in là: perché, visto gli ampi spazi concessi dall’Oceano, non approfittarne anche per realizzare impianti energetici offshore che soddisfino le esigenze elettriche? Secondo la compagnia, l’energia elettrica necessaria ad alimentare i centri dati potrebbe “facilmente” arrivare da wind farm, o impianti di sfruttamento del moto marino, posizionate non distanti.

L’impianto definitivo dovrebbe essere attivo entro due anni, ma gli ingegneri del team stanno già progettando un secondo prototipo, tre volte più grande, che dovrebbe essere testato l’anno prossimo.

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