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M’illumino di efficienza

Con il Progetto Lumière, l’ENEA sta puntando all’efficientamento energetico di uno dei settori nevralgici con cui le amministrazioni comunali devono fare i conti: l’illuminazione pubblica

Una delle voci maggiori di spesa per i Comuni italiani, ma al contempo un servizio di primaria importanza per i cittadini che, se ben gestito, oltre a far bene all’ambiente, è un toccasana persino per il portafogli. L’illuminazione pubblica è uno dei temi nevralgici con cui devono fare i conti le amministrazioni pubbliche locali presenti sul territorio nazionale e rappresenta oggi una sfida volta all’innovazione e all’efficienza che, se colta con criterio, può dare i suoi frutti anche in tempi brevi. Istituzionalmente impegnata nella promozione e nel miglioramento dell’efficienza energetica, l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA) ha individuato in questo settore notevoli potenzialità di risparmio energetico, conseguibili non solo attraverso l’impiego delle tecnologie più innovative, ma anche grazie a una razionalizzazione delle competenze di chi effettivamente opera sul campo. È questo il contesto in cui è nato Lumiére, un progetto di ricerca che, attraverso il trasferimento delle competenze e delle metodologie d’intervento, intende diffondere dei riferimenti comportamentali, tecnologici, economici e finanziari per facilitare la riqualificazione energetica degli impianti che illuminano le strade delle aree comunali. Una delle sue priorità, infatti, è quella di arrivare a progettare, applicare e sperimentare un modello integrato di illuminazione efficiente che sia replicabile in qualsiasi municipalità.

 

«Dopo tre anni dal suo avvio, Lumière ha creato un network operativo tra tutti i principali operatori del settore – ci ha spiegato la responsabile del Progetto, Nicoletta Gozo, che abbiamo intervistato in occasione del convegno “Lumière. L’illuminazione pubblica nella prospettiva della smart city” – nell’ottica di individuare un percorso ideale comune. Ebbene, è proprio grazie all’individuazione di questo percorso che il progetto punta a promuovere l’efficienza energetica nel settore, razionalizzando i consumi di energia elettrica, migliorando le prestazioni funzionali degli impianti e realizzando interventi di riqualificazione energetica per ridurre i consumi, arrivando, successivamente, a una gestione competente degli impianti riqualificati che ne faciliti un suo funzionamento efficiente».

 

Il progetto offre, infatti, un supporto strategico per le Amministrazioni locali verso l’efficientamento energetico, quello che dal team del progetto viene definito “percorso in salita per una bolletta in discesa”; si tratta d un percorso suddiviso in tappe, ognuna delle quali ha il suo strumento di supporto, uno standard di riferimento che aiuta l’amministratore a procedere verso la tappa successiva.

 

«Grazie a Lumière – ha spiegato la Gozo – gli amministratori hanno a disposizione molti strumenti operativi: da uno schema semplificato per la redazione del piano regolatore di illuminazione comunale, a un modello di audit energetico, fino anche a linee guida per redigere correttamente un bando di gara per la riqualificazione di un impianto. In pratica, quello che abbiamo messo a punto è una sorta di manuale d’uso creato ad hoc per i pubblici amministratori, nel quale sono trattate tutte quelle tematiche utili al tecnico competente del Comune per gestire in modo efficiente l’impianto. Questo è il network Lumière».

 

 

Come sottolineato dal Commissario dell’ENEA l’Ing. Giovanni Lelli durante l’evento di stamani, pur rappresentando a livello nazionale il 12% del totale dell’energia elettrica consumata per i sistemi di illuminazione pubblici e privati, con interventi opportuni l’illuminazione pubblica può diventare più efficiente e consentire un risparmio di circa 400 milioni di euro l’anno a fronte di una riduzione dei consumi del 30% circa. Purtroppo, però, la maggior parte dei 10 milioni di punti luce in Italia, sono energeticamente poco efficienti.
Dei 2.350 Comuni invitati, 800 hanno aderito al progetto, tutti tra i 5.000 e i 50.000 abitanti; a ognuno di questi Comuni è stata inviata la “Scheda Illuminazione pubblica base”, la cui compilazione avrebbe consentito la raccolta di una serie di informazioni e dati di riferimento per capire lo stato dell’arte degli impianti di illuminazione in Italia. Fa riflettere, però, il feedback che è tornato indietro dalle varie strutture: in molti casi i Comuni non solo non sono stati in grado di capire le richieste che erano state fatte, ma, cosa ancor più grave, non disponevano affatto dei dati in questione.
Colpa del monopolio di Enel o no, l’auspicio è che grazie a Lumière qualcosa possa cambiare. Ma quali sono i prossimi step del progetto?

 

«Innanzi tutto non dimentichiamoci che si tratta di un percorso fatto di tante tappe – ha concluso la Gozo – di cui le Linee Guida messe a punto rappresentano uno dei primi passi. Il meccanismo di condivisione che ha innescato Lumière dovrebbe diventare uno strumento istituzionalmente riconosciuto che sia di supporto non solo alle pubbliche amministrazioni, ma anche alle Istituzioni. La riorganizzazione della pubblica illuminazione è legata a decisioni che devono essere prese e condivise tra tutti i soggetti che fanno parte della filiera “illuminazione” in Italia. Quando qualcuno ha proposto di spengere le luci, in realtà non ha considerato che c’è anche un modo intelligente di accendere la luce».