(Rinnovabili.it) – Un filo rosso collega le rinnovabili all’aumento dei costi in bolletta. I rumors attribuiscono alle energie verdi il lievitare degli importi pagati dalle famiglie, ma per scoprire se le cose stanno veramente così Legambiente ha calcolato una ad una le voci delle fatture per l’energia, scoprendo che gli incentivi al fotovoltaico all’eolico e alle biomasse, sia vecchi che nuovi, equivalgono solo al 10% dei costi totali, per circa 6 euro.
Su una bolletta media di circa 500 euro è stato verificato che il 59,5% riguarda i servizi di vendita e il consumo; il 14% (69 euro l’anno) equivale ai servizi di rete dalla distribuzione di cui 40 euro come quota fissa indipendente dal consumo. Per tasse e Iva se ne va il 13,5% del totale, mentre il 13% è destinato a “oneri generali di sistema”, che contiene una serie di voci di ogni genere. Il 10%, ovvero circa 48 euro, vanno a finanziare gli incentivi al fotovoltaico e alle altre rinnovabili mentre ulteriori 10 euro (2%) sono destinati alle altre “fonti assimilate alle rinnovabili” del CIP6, che in pratica significa a raffinerie, inceneritori e impianti a carbone che nulla hanno a che fare con la sostenibilità ambientale. Gli ultimi 6 euro circa vanno invece alla ricerca e allo smaltimento delle vecchie centrali nucleari ma anche a piccole società elettriche.
“L’aumento delle bollette dall’inizio dell’anno, a causa del prezzo del petrolio e del deprezzamento dell’euro – commenta Andrea Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente – è stato di 49% sulla bolletta media, mentre per le rinnovabili c’è da attendersi un aumento di 20 euro a partire dal 1 maggio. E mentre il petrolio crescerà ancora, per le rinnovabili l’aumento massimo che si prevede a fine anno è solo di qualche euro. Non si può certo dire che la lievitazione dei costi sia tutto colpa loro! Le rinnovabili che godono degli incentivi oggi producono il 10% dell’energia elettrica e ci costano 48 euro all’anno: il 10% della bolletta. Un dato che, se pur in crescita, peserà sempre meno rispetto al costo delle ‘vecchie’ fonti, del petrolio, degli inceneritori, delle raffinerie e degli impianti a carbone. Non solo: la crescita delle rinnovabili ha fatto abbassare il prezzo dell’energia nelle ore di punta, quando l’energia delle centrali termoelettriche meno efficienti costava di più”.