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Australia: contro l’industria energivora, occorre puntare sull’acciaio “verde”

Un rapporto del Grattan Institute afferma che l'acciaio verde, prodotto con idrogeno rinnovabile, potrebbe diventare per l'Australia un'industria di esportazione multimiliardaria.

Un think tank di Melbourne mostra all’Australia come dire addio all’industria energivora

(Rinnovabili.it) – Secondo un rapporto del Grattan Institute, think tank dell’Università di Melbourne, l’Australia ha tutte le carte in regola per diventare una ‘superpotenza verde‘. Nello specifico, il paese potrebbe essere uno dei primi a puntare sulla conversione dell’industria energivora, specialmente nel settore dell’acciaio. Valutando la fattibilità di opzioni produttive pulite, l’istituto ha scoperto che l’acciaio ‘verde’, prodotto grazie all’impiego di idrogeno rinnovabile, potrebbe diventare un settore d’esportazione multimiliardario, per un totale di 25.000 posti di lavoro.

Le opzioni per una transizione dall’industria energivora comprendono anche l’esportazione di energia rinnovabile (attraverso infrastrutture sottomarine) e lo sviluppo di materie prime a basse emissioni, come metalli, prodotti chimici o biocarburanti. Per quanto riguarda l’idrogeno verde, invece, il percorso economicamente più vantaggioso sembra essere quello di impiegarlo per la produzione di acciaio a zero emissioni. Impianti pilota sono già in fase di costruzione in Germania, dove Thyssenkrupp ha dimostrato che un altoforno può parzialmente funzionare con l’idrogeno.

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Il rapporto dell’istituto si concentra sul futuro dei lavoratori dell’industria energivora, i cui posti saranno minacciati da misure globali per affrontare la crisi climatica per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. A detta del think tank, la scelta del governo Morrison di sostenere obiettivi climatici modesti non può proteggere i posti di lavoro di fronte all’azione globale per il clima e, soprattutto, non aiuta il paese a cogliere nuove opportunità per la conversione dell’industria energivora.

Ci sono quasi 100.000 “lavoratori del carbonio” in Australia, 55.000 dei quali in regioni con settori produttivi ad alta intensità di emissioni, che probabilmente dovranno affrontare sfide sociali ed economiche più ardue. Più di 23.000 vivono nel centro del Queensland, dove rappresentano il 15% della forza lavoro. Altri 16.300 sono nella Hunter Valley.

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Attualmente, l’Australia spedisce le materie prime per la produzione di acciaio nei paesi asiatici. Rispetto all’esportazione, la creazione di un’industria manifatturiera di acciaio verde rappresenterebbe un vantaggio in termini di costi, pur richiedendo grandi investimenti iniziali. Questi potrebbero provenire dal settore privato, ma il governo federale dovrebbe finanziare un programma “di punta” per l’acciaio a basse emissioni, sviluppando sin da subito competenze e capacità locali. Inoltre, i programmi di stimolo potrebbero includere finanziamenti per studiare il potenziale geologico per lo stoccaggio dell’idrogeno e, a livello statale e locale, programmi per aiutare i lavoratori a riqualificarsi.

Tennant Reed, dell’Australian Industry Group, ha affermato che il rapporto ha svolto un ottimo lavoro nel mostrare i vantaggi che l’Australia potrebbe avere in un mondo a zero emissioni, gettando le basi per future attività politiche e di sviluppo. Mark Butler, parlamentare e portavoce della commissione sui cambiamenti climatici, energia e lavoro, ha sottolineato che il rapporto mostra i vantaggi per l’industria energivora di abbracciare un percorso di transizione, accusando il primo ministro Scott Morrison di opporsi attivamente a questa direzione.