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Il waste-to-energy in scatola

Un impianto di digestione anaerobica in grado di produrre biogas e convertirlo in elettricità e calore potrebbe presto garantire al mercato la riduzione dei rifiuti e delle emissioni

(Rinnovabili.it) – Potrebbe presto divenire realtà un progetto di trasformazione dei rifiuti alimentari in elettricità e calore in grado di rendere autosufficienti uffici, ospedali, alberghi e scuole. Al momento la tecnologia, sviluppata dalla SeAB Energy di Southampton e, novità, applicata in un container navale standard, sfrutta il normale waste-to-energy impiegato per la produzione di biogas ai fini di generare anche energia elettrica e termica. L’impianto di digestione anaerobica (AD), una volta modificato, viene poi collegato ad una unità di produzione di gas che occupa metà del volume del container. “Il nostro obiettivo è quello produrre un impianto AD che possa essere venduto subito come un prodotto, piuttosto che come una soluzione”, ha spiegato l’amministratore delegato Sandra Sassow. “Vogliamo sostituire il cassonetto sul retro del palazzo con un sistema in grado di generare energia”.

Il sistema più piccolo è in grado di trattare mezza tonnellata di rifiuti al giorno mentre il maggiore ne accetta fino a 2,5 ton, con prospettive che puntano ad integrare la tecnologia in aziende e luoghi dove viene prodotto un alto quantitativo di scarto biologico come ad esempio supermercati, scuole ed ospedali, piccole fattorie, alberghi e condomini. Dai dati rilasciati dalla società si evince che un sistema di piccole dimensioni potrebbe essere in grado, a regime, di produrre energia sufficiente a far funzionare per 8 ore circa 121 mini pc. per quanto riguarda i costi, fa sapere la società “I periodi di ammortamento sono compresi tra due e cinque anni, a seconda della qualità della materia prima”, ha aggiunto la Sassow sottolineando il probabile contributo governativo che verrà assegnato per la produzione di calore da fonte green, informando che tale tecnologia ottiene anche ottimi risultati in termini di riduzione delle emissioni evitando all’atmosfera almeno 40 milioni di ton di metano.