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Fusione nucleare, il progetto italiano DTT ottiene 85 mln di contratti

Sette nuovi soci per il progetto del Divertor Tokamak Tes, promosso da ENEA, Eni e Consorzio CREATE. Testa: "Ruolo sempre più strategico di questo progetto nell’ambito delle iniziative per il rilancio post pandemia"

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Credits: progetto DTT

Il puzzle energetico della fusione nucleare

(Rinnovabili.it) – Nuovi contratti e nuovi partner per DTT – Divertor Tokamak Test, il progetto italiano dedicato alla fusione nucleare. L’iniziativa è stata lanciata nel 2015 dall’Enea con il supporto e la collaborazione di stakeholder e laboratori internazionali. E oggi, 6 anni dopo, continua a crescere e consolidarsi. A riferirlo è la stessa agenzia nazionale rivelando come le gare vinte per la realizzazione di DTT abbiano superato gli 85 milioni di euro. E come il consorzio di implementazione – nato dalla collaborazione fra Enea, Eni e CREATE – abbia accolto in questi mesi altre sette realtà. INFN, Consorzio RFX, Politecnico di Torino, Università della Tuscia, Milano Bicocca e Roma Tor Vergata sono oggi partner del progetto. E a breve si affiancherà loro anche il CNR.

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“L’ingresso di sette nuovi soci con elevate competenze scientifico-tecnologiche è un importante valore aggiunto”, ha sottolineato il Presidente di ENEA, Federico Testa. “Inoltre, si evidenzia il ruolo sempre più strategico di questo progetto nell’ambito delle iniziative per il rilancio post pandemia. DTT è la più importante infrastruttura di ricerca a livello nazionale prevista negli ultimi decenni, un’opportunità unica per consolidare il primato scientifico, tecnologico e industriale raggiunto dall’Italia in un settore che ha portato a successi importantissimi, anche a livello economico”.

Cosa è il DTT?

Il Divertor Tokamak Test nasce per prendersi in carico un aspetto preciso della tecnologia di fusione nucleare: il sistema di scarico del calore. “Il ruolo principale del DTT è quello di contribuire allo sviluppo di una soluzione affidabile per l’energia e le particelle esauste in un reattore […] sfida comunemente riconosciuta come uno dei maggiori problemi nella realizzazione di una centrale a fusione nucleare”, si legge sul sito del progetto. 

Infatti, parte dell’energia prodotta dalle reazioni di fusione viene “trasportata”al bordo del tokamak, in una regione denominata Scrape-Off Layer o “SOL”, e poi convogliata al divertore. “Gli esperimenti in corso dimostrano che le dimensioni del SOL sono molto piccole e che saranno ancora più piccole nei dispositivi di prossima generazione (ITER e DEMO) dove si parla uno spessore di millimetri […] rispetto a un dozzine di metri di plasma di fusione! Di conseguenza, i flussi di potenza che impatteranno sul divertore saranno concentrati su superfici relativamente molto piccole, e quindi con enormi carichi termici per unità di superficie, paragonabili a quelli sulla superficie del Sole, se non maggiori”. 

L’obiettivo è dunque realizzare un efficiente e affidabile divertore che offra una soluzione alternativa al problema dello smaltimento del carico termico. 

La struttura, che dovrebbe essere operativa dal prossimo anno, sarà alta 10 metri con raggio 5. Al suo interno saranno confinati 33 metri cubi di plasma alla temperatura di 100mln di gradi con un’intensità di corrente di 6mln di Ampere; e con un carico termico sui materiali fino a 20mln di Watt per metro quadrato (oltre due volte la potenza di un razzo al decollo). Gli oltre 40 km di cavi superconduttori di niobio, stagno, titanio – distanti solo poche decine di centimetri – saranno a 269°C sotto zero.

L’ultimo contratto assegnato per un valore di 33 milioni di euro, a seguito di una gara internazionale, riguarda la fornitura di 18 giganteschi magneti superconduttori da parte dell’italiana ASG Superconductors (Malacalza), che ha acquisito contratti analoghi anche per il progetto internazionale sulla fusione ITER. Le altre gare bandite sino ad oggi, che riguardano la fornitura di materiali hi-tech superconduttivi, sono state vinte dalla coreana Kiswire Advanced Technology per oltre 32 milioni di euro, dalla statunitense Luvata Waterbury per un totale di 16 milioni e dalla giapponese Furukawa Electric Co per 4 milioni. Quest’anno saranno bandite nuove gare per i componenti principali e i lavori di adattamento del sito all’interno del Centro Ricerche ENEA di Frascati dove verrà realizzato un polo scientifico-tecnologico fra i più avanzati a livello internazionale, aperto a ricercatori e scienziati di tutto il mondo.