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Etichetta energetica, un prodotto su tre riporta quella sbagliata

Presentata l’indagine “Etichetta furbetta” realizzata da Legambiente, in collaborazione con Movimento Difesa del Cittadino, per verificare la corretta applicazione delle etichette energetiche in Italia.

Etichetta energetica, una su tre è sbagliata

 

(Rinnovabili.it) – L’etichetta energetica, dall’anno della sua prima applicazione (1998) ad oggi ha continuato a perseguire con costanza l’obiettivo di informare gli utenti finali sul consumo di energia e di altre risorse essenziali dei prodotti  elettronici, per consentire un impiego più razionale e favorire il risparmio di energia e di acqua. Eppure non sempre l’obiettivo corrisponde al risultato. O meglio, non tutti i produttori forniscono le vere informazioni. È questo infatti quanto emerge da “Etichetta furbetta”, l’indagine realizzata da Legambiente, in collaborazione con Movimento Difesa del Cittadino, per verificare la corretta applicazione delle energy label in Italia.

 

La ricerca è parte del progetto pilota Marketwatch che unisce sedici realtà della società civile che vanno ad affiancare le istituzioni nel settore del controllo di mercato a livello europeo nel campo delle etichette energetiche. Presentata questa mattina a Roma presso la sede del CNEL-Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, Etichetta furbetta ha esaminato 2522 prodotti , di cui 1991 nei negozi fisici e 531 in quelli online, scoprendo che uno su tre viene venduto senza etichetta o con l’etichetta fuori posto o scorretta.

 

Nel dettaglio sono stati analizzati 5 tipi di prodotto – tv, frigoriferi, refrigeratori per il vino, forni elettrici e condizionatori –  in 4 tipologie di esercizi commerciali – le grandi superfici di vendita di mobili, ipermercati con un corner per gli elettrodomestici, grandi superfici specializzate e online stores; ed è proprio in quest’ultimi che la situazione appare più grave: solo il 10% dei prodotti – o poco più – riporta le informazioni energetiche in maniera esaustiva e corretta. Guardando invece ai gruppi di prodotti, sono televisioni, cantinette e condizionatori quelli con un livello di etichettamento molto inferiore. Per quanto riguarda invece le tipologie di non conformità riscontrate, dalla ricerca emerge che le principali non conformità delle vendite nei negozi riguardano più che altro il mal posizionamento dell’etichetta, spesso collocata in angoli ciechi o a più di due metri di altezza rendendo difficile o delle volte impossibile la lettura. È poi possibile imbattersi in etichette fotocopiate, scritte a mano o al computer dal personale del negozio.

 

“Le direttive Ecodesign ed Etichetta Energetica sono, nel loro congiunto, una delle più grandi operazioni ambientali della storia europea e mondiale – aggiunge Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente La loro applicazione potrebbe far risparmiare quasi 400 euro a famiglia, a ciò si aggiunge il vantaggio ambientale  dato che il taglio annuale alle emissioni climalteranti sarebbe pari a 500 milioni di tonnellate di CO2: si tratta dell’1,5% delle emissioni mondiali, pari a quelle del parco auto circolante in Europa. Purtroppo, però, queste direttive non sempre vengono applicate e i consumatori spesso non sono in condizione di scegliere correttamente i prodotti in vendita: alcuni prodotti sono meno efficienti di quanto dichiarato sull’etichetta, altri sono privi delle indicazioni energetiche che dovrebbero essere fornite al consumatore. I mancati risparmi derivanti da queste infrazioni aumentano inevitabilmente i costi familiari, mettono sotto stress le reti elettriche dei paesi membri e contribuiscono negativamente al cambiamento climatico”.