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Energy manager in Italia: cresce il numero di “responsabili energetici”

In aumento il numero di esperti in gestione dell’energia. Capofila tra i settori, il terziario seguito dall’industria. Ultima la Pubblica Amministrazione che registra invece una diminuzione di nominati

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Credit: FIRE

 

La FIRE ha presentato il Rapporto Energy Manager 2019 al Ministero dello Sviluppo economico

(Rinnovabili.it) – Quanti sono gli energy manager in Italia? Quanto sta crescendo la sensibilità aziendale in tema di gestione razione dell’energia? Quali settori risultano i più attenti? Per conoscere tutte queste risposte base sfogliare l’indagine annuale elaborato dalla federazione FIRE e consegnato al Ministro dello Sviluppo economico lo scorso venerdì. Il documento offre un sguardo puntale alla realtà dei “responsabili energetici”, figure tecniche fondamentali per tenere sotto controllo i consumi e i costi energetici nelle aziende e negli enti.

 

In Italia sono stati istituzionalizzati nel 1982, ma il primo grande impulso è arrivato nel 1991 con la legge che rendeva la nomina di un energy manager obbligatoria per tutti i soggetti industriali con consumi annui superiori ai 10.000 tep ( e ai 1.000 tep per gli altri settori). A quasi trent’anni di distanza il provvedimento continua a dare i suoi frutti sebbene le criticità non manchino. Come riporta l’indagine FIRE, negli ultimi cinque le nomine sono state in crescita dell’8 per cento.

 

 

I dati 2018 sugli Energy manager in Italia

Guardando solo allo scorso anno, risultano 2.353 i nuovi responsabili, di cui 1.589 nominati da soggetti obbligati e 764 da soggetti non obbligati. Capofila tra i vari settori è ancora una volta il terziario (con 483 nominati), seguito a ruota da quello industriale (432 nomine). In fondo alla classifica invece appare la Pubblica Amministrazione che registra addirittura una diminuzione rispetto al 2017: meno della metà delle città metropolitane ha inviato la nomina alla Federazione, mentre i capoluoghi di provincia che hanno nominato un energy manager sono appena 31 su 116. I comuni non capoluogo presenti sono solo 58. Il tasso di nomine relative alle regioni è pari al 35 per cento, mentre va peggio per le province con un basso 20 per cento.

 

La crescita degli energy manager è un fatto positivo” ha affermato Dario Di Santo, direttore FIREin quanto testimonia una maggiore attenzione al tema energetico-ambientale da parte delle imprese, che possono migliorare la propria competitività attraverso un uso più efficiente delle risorse e conseguire altri benefici su aspetti quali il valore degli asset, la produttività, la sicurezza e il comfort, etc. La crescita degli energy manager inseriti nell’ambito di un sistema di gestione dell’energia e degli esperti in gestione dell’energia (EGE) sia come nominati che come collaboratori rafforzano la positività del quadro. Confidiamo che nel tempo possa crescere il numero di energy manager nominati nella pubblica amministrazione.”

 

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