(Rinnovabili.it) – Italia ancora una volta in ritardo sul fronte normativo europeo. Stavolta sotto l’attenta lente di Bruxelles è finito il processo di recepimento della direttiva sull’etichettatura energetica, che risulterebbe ancora non “pienamente trasposto” nell’ordinamento nazionale.
In realtà i ritardatari sono tre. Anche Cipro e la Romania fanno compagnia al Belpaese e nonostante le lettere di costituzione in mora inviate il 18 luglio 2011, ad oggi, rende noto l’Esecutivo UE, non avrebbero ancora comunicato il recepimento della norma. Bruxelles torna quindi a farsi sentire non solo inviando un parere motivato a tali Stati membri, ma anche sottolineando ancora una volta l’importanza del provvedimento. La direttiva sull’Energy Label o direttiva 2010/30/UE riveste un ruolo fondamentale nelle politiche europee di promozione dell’efficienza energetica e di sensibilizzazione dei consumatori dal momento che abbraccia tutti i prodotti connessi all’energia, la loro pubblicità e il loro uso negli appalti pubblici.
“Fornendo ai consumatori informazioni comparative sul consumo energetico dei prodotti che acquistano, l’etichetta energetica li aiuta ad assumere decisioni che consentono loro di risparmiare energia e denaro e incoraggia i produttori a sviluppare prodotti caratterizzati da un buon grado di efficienza energetica. Inoltre, la definizione di soglie comuni a tutta l’Unione europea in materia di efficienza energetica (B, A, A+ ecc.) dà agli Stati membri un sistema di riferimento chiaro sulle caratteristiche dei prodotti che può rivelarsi utile anche per altri soggetti, quali le imprese private nella loro attività promozionale”.
Secondo le stime della stessa Unione Europea il lavoro fino ad oggi svolto dalla vecchia direttiva sull’etichettatura energetica ha consentito di risparmiare circa 40-50 TWh l’anno, corrispondenti al consumo elettrico annuo del Portogallo. Un beneficio irrinunciabile, che acquisterà una nuova portata con il nuovo provvedimento. Ma soprattutto un impegno a cui Italia, Cipro e Romania non possono sottrarsi. Qualora le nazioni non ottemperino ai loro obblighi giuridici entro due mesi, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia nei loro confronti.