Rinnovabili

Energilandia

Italo Calvino, se fosse ancora vivo, probabilmente avrebbe aggiunto al suo romanzo Le città invisibili, la città energetica, forse l’avrebbe chiamata Energyland,  oppure Energilandia per sentirsi ancora bambino.

Energilandia è una città sana, attiva, che cresce e risolve i problemi della crescita demografica, della globalizzazione e del bisogno tecnologico ma, soprattutto, del bisogno energetico: si chiama, appunto, Energilandia, altrimenti si sarebbe chiamata Staticilandia o Fermatilandia.

Questa città è così bella e viva che attrae nuove persone e nuovi investitori. È una città intelligente che comunica in maniera digitale. È saggia perché sa bene che si deve adattare alle esigenze dell’uomo tecnologico, e non ha paura di aggiungere stendardi e medaglie  alla sua storica divisa. Perché ricorda bene la lezione dei suoi nonni, in cui tutti i popoli avevano il nullaosta per poter creare, segnare e reinventare sulla stessa città. Prima, per fortuna, non esistevano uffici di sovrintendenza e di tutela, c’erano solo gli uffici del buon senso, del buon gusto e del bisogno. Poi, un bel giorno, qualcuno ha incominciato a soffrire di ansia da prestazione creativa, qualcun altro ha preso tutti i giocatoli e ha deciso che se non ci giocava lui non ci poteva giocare nessun’altro, e tutto si è fermato. Alla città storica è stata fatta una bella istantanea che poi è stata attaccata al muro dei nostalgici conservatori.

Nei quartieri nuovi, invece, si è applicata la legge del “ops ci siamo dimenticati”, ossia si finisce di costruire tutta la nostra bella “casuccia” e poi ci spunta un bel climatizzatore, come se non sapessimo già di dover ospitare questo fedele e indispensabile servitore. Povera tecnologia, non so perché hai fatto questa fine, tutti sanno che esisti ma nessuno lo vuole far vedere, ti nascondono, ti mimetizzano, ma tu spunti inevitabilmente e a volte, per dispetto, lo fai in malo modo.

Sai perché ho un problema: energicamente parlando, cara città, devi incominciare a camminare da sola sulle tue gambe. Ma se la tecnologia è brutta e nessuno la vuole riconoscere per strada come facciamo? Sai che faccio? Incomincio a dire a tutti che la tecnologia c’è, che può essere bellissima e che ha fatto le scuole alte, come direbbe mia nonna. Magari architetti, designer ed artisti incominciano a pensare alla tecnologia energetica così, finalmente, sarà la benvenuta sulle nostre case. Che ne dici?

 

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