Ieri a Roma la conferenza organizzata dall’associazione Amici della Terra per discutere sulla proposta di direttiva quadro europea e sul recupero di calore
Una miniera d’oro con la quale dare attuazione al 20% di efficienza previsto dalla strategia comunitaria 20-20-20 e offrire all’industria italiana grandi opportunità di sviluppo: il calore, una risorsa gratuita sprecata che va recuperata. Con questo messaggio si è chiusa ieri la terza Conferenza nazionale sull’efficienza energetica, organizzata dall’associazione ambientalista Amici della Terra per parlare di sprechi di energia termica nella produzione energetica e nell’industria di processo e opportunità di recupero del calore offerte dall’innovazione tecnologica. Stando a quanto elaborato dall’associazione ambientalista, sulla base di dati Terna e GSE del 2010, i dati parlano chiaro: in Italia la metà degli impianti non cogenerativi, cioè quelli che producono esclusivamente energia elettrica, oltre a rilasciare emissioni in atmosfera, dissipano anche ingenti quantitativi di calore residuo; quelli cogenerativi, con una produzione combinata cioè di elettricità e calore, hanno rendimenti un po’ più alti, ma comunque sprecano notevoli quantità di energia termica. Un problema non da poco quello del recupero del calore, la cui soluzione potrebbe arrivare dalla Cogenerazione ad Alto Rendimento (CAR), peraltro l’unica attualmente premiata dalla normativa vigente, i cui rendimenti medi sono effettivamente superiori a quelli di altre tipologie di impianti termoelettrici, ma con un ruolo che in Italia è ancora limitato. Per comprendere l’entità dei benefici offerti dal recupero di questa importante e ancora poco sfruttata risorsa, basti pensare che, se le prestazioni degli impianti che producono energia elettrica e di quelli cogenerativi sub standard si allineassero alla CAR, sarebbe possibile ridurre le perdite di energia di 89 TWh, evitando l’emissione in atmosfera di 19, 2 milioni di tonnellate di CO2: una stima non esagerata, basata su standard che la nuova direttiva comunitaria vuole ulteriormente incrementare.
Si dissipa calore anche nel settore industriale, anche se ci sono buone opportunità offerte dai sistemi Organic Rankine Cycle (ORC), nella cui tecnologia il nostro Paese è leader, con enormi potenzialità di consolidamento dell’intera filiera e ricadute occupazionali su tutto il territorio nazionale.
Insomma, di materiale ce n’è a sufficienza per elaborare proposte per la nuova direttiva quadro sull’efficienza energetica in discussione al parlamento europeo e ora anche all’esame del Consiglio. Nel dibattito che si è aperto proprio in occasione della conferenza, sono state ben valutate alcune proposte contenute nella nuova direttiva, come quella relativa all’obbligo di cogenerazione ad alto rendimento per i nuovi impianti elettrici e per i nuovi stabilimenti produttivi. Fondamentale, poi, è stata ritenuta una partecipazione attiva dei nostri rappresentanti al processo di definizione delle “nuove regole” in materia di efficienza energetica, una partecipazione che diventa ancora più sensata se si considera che il nostro Paese è di gran lunga all’avanguardia in questo settore, rispetto a Stati Uniti, Germania, Cina, Polonia, Francia e Russia. “L’Italia ha le phisique du role in questo campo” ha detto il Presidente di Amici della Terra, Rosa Filippini. “Per ovvie ragioni di scarsità e maggiori costi dell’energia – ha aggiunto – negli ultimi quarant’anni in Italia si è radicata, nell’industria e nel settore energetico, una grande competenza tecnologica e imprenditoriale che ora è possibile mettere a frutto”.
Oltre alle recenti innovazioni tecnologiche che stanno accompagnando la crescita e il miglioramento delle attività con cui si recupera il calore sarà interessante vedere quanta attenzione avrà chi fa politica industriale. L’efficienza energetica rappresenta, infatti, per le aziende leader del settore un dei più importanti volani di sviluppo, anche all’estero dove sono meno attrezzati di noi.