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Perché l’efficienza energetica dovrebbe essere il cardine della SEN

Enea: “L'efficienza energetica che ha il grande vantaggio di essere energia ‘non consumata’ e di mettere insieme ambiente, clima, energia e sostenibilità”

Perché l'efficienza energetica dovrebbe essere il cardine della SEN

 

(Rinnovabili.it) – Partire dall’energia più sostenibile di tutte, ossia quella che viene risparmiata, per costruire la nuova Strategia energetica nazionale. ne è convinta l’Enea che ha portato  oggi in Senato le possibili linee guida da seguire per elaborare le mosse energetiche post 2020.

 

Con gli impegni assunti alla COP 21 di Parigi e le nuove indicazioni del winter package europeo, gli Stati membri devono confrontarsi con i target 2030, definendo con chiarezza il percorso di decarbonizzazione sul lungo periodo. Per l’ente non ci sono dubbi: l’efficienza energetica dovrebbe essere il vero cardine della nuova strategia. Come spiegato dal Presidente dell’ENEA Federico Testa, l’efficienza energetica ha il grande vantaggio di essere energia ‘non consumata’ e di poter regalare un approccio integrato capace di rispondere alle principali sfide: risparmio di consumi, la riduzione dell’impatto ambientale, miglioramento della nostra sicurezza di approvvigionamento e lotta climatica. “Inoltre, rispetto alle altre fonti rinnovabili, è motore per lo sviluppo di filiere industriali e produttive, di occupazione, reddito e benessere per il Paese”.

Ma non solo. Il settore è da sempre una delle eccellenze del Made in Italy, per le quali non abbiamo bisogno di nessun aiuto esterno. “Le tecnologie per l’efficienza sono fatte in Italia, a differenza di altre tecnologie per le quali siamo debitori verso l’estero”, spiega Testa. “L’efficienza energetica la possiamo fare qui, nelle imprese, nell’illuminazione, nelle comunicazioni, nei trasporti e nell’edilizia, con benefici anche di riduzione dei gas serra”. Uno dei possibili esempi è il Piano di riqualificazione “spinta” degli edifici residenziali (deep renovation) proposto da ENEA: il retrofit energetico degli immobili potrebbe arrivare a stimolare investimenti di 15-20 miliardi di euro/anno semplicemente riqualificando annualmente l’uno per cento degli edifici nelle zone più fredde del Paese. A conti fatti, ciò consentirebbe di risparmiare complessivamente 3,4  milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) e di evitare circa 8,5 Mt di emissioni di CO2 in soli tredici anni (2017-2030).