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Dall’efficienza energetica un risparmio di CO2 da 72 mln di tonn

I nuovi sistemi e le nuove tecnologie possono produrre un impatto sul sistema economico nazionale pari al 2% del PIL

Dall'efficienza energetica un risparmio di CO2 da 72 mln di tonn(Rinnovabili.it) – Come si fa a tutelare l’ambiente, rafforzare il sistema economico nazionale e al tempo stesso alleggerirne i consumi? La risposta è una sola: investendo nell’efficienza energetica. E a spiegare in termini numerici i vantaggi ottenibili dall’applicazione di strumenti e sistemi per l’uso razionale dell’energia è lo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia”, realizzato dalla Fondazione Centro Studi Enel insieme all’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. I risultati del rapporto, presentato ieri, mostrano un grande potenziale di risparmio legato alle misure di efficienza, con tagli annui sui consumi  finali al 2020 di 288 TWh in uno scenario di sviluppo ottimo e di 195 TWh in uno di sviluppo moderato. In entrambi i casi prospettati, la quota maggiore del risparmio (ben il 95% del totale) si otterrebbero dal settore edilizio (residenziale, terziario e industriale).

 

I benefici, spiegano gli autori del documento, non si limiterebbero solo  a bollette più leggere. Allo scenario di sviluppo ottimo è associato infatti un risparmio annuo a regime di 72 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 a fronte di un volume di affari complessivo di 512 miliardi di euro e un impatto sul sistema economico nazionale pari al 2% del PIL.

 

“L’efficienza energetica – ha dichiarato Fulvio Conti, Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Enel e Presidente della Fondazione Centro Studi Enel – offre oggi al nostro Paese un’irripetibile opportunità di sviluppo. Occorre però lavorare anche sul fronte normativo per abbattere le barriere che ne frenano la diffusione”.

 

Secondo quanto emerso, le principali difficoltà nella realizzazione di politiche pro efficienza riguardano fattori culturali, economici, regolatorio-normativi e tecnologici. Si va dalla scarsa efficienza nell’allocazione degli incentivi rispetto alle reali esigenze del mercato, come gli aiuti destinati a tecnologie diffuse e ormai mature, alla difficoltà di accesso e alla scarsa aderenza alle reali esigenze degli operatori.