“Il cambiamento climatico è uno dei maggiori fattori di rischio per la società globale e questo fa sì che per tutte le organizzazioni sia cruciale porre la sostenibilità al centro della strategia aziendale.”(La responsabilità sociale per l’industria 4.0 – Confindustria)
Nello scorso articolo del 23 aprile 2019 – pubblicato su Rinnovabili.it, intitolato “La cultura della Sostenibilità Aziendale ” – abbiamo provato a spiegare come l’integrazione della sostenibilità nella strategia di business richieda necessariamente un cambiamento culturale che coinvolga tutti gli stakeholder dell’organizzazione a partire dai propri dipendenti.
Un ulteriore strumento fondamentale per conseguire un efficace piano strategico di sostenibilità, è certamente la misurazione dell’impatto ambientale dell’Azienda e la messa in opera di azioni coerenti volte a diminuirlo. Su questo fronte, i pilastri su cui agire sono quattro: aria, acqua, energia, rifiuti e mobilità.
Tra questi l’energia è senza dubbio quello maggiormente coinvolto nei programmi nazionali e internazionali rivolti all’incentivazione dello sviluppo sostenibile dei Paesi e delle Aziende. Infatti molti degli SDGS (Sustainable Development Goals) si rivolgono in modo più o meno diretto a temi inerenti il consumo sostenibile dell’energia (SDG7,11, 12,13 , 15)
In questo percorso, un ruolo fondamentale rivestono le imprese, in quanto costituiscono un motore e un fattore moltiplicatore dell’innovazione su questi e altri temi. L’attenzione agli impatti ambientali e sociali è un punto chiave di competitività nel mercato e lo sarà sempre di più nei prossimi anni.
Perciò un’azienda – che voglia intraprendere un percorso efficace di Responsabilità Sociale d’Impresa – non può non tener conto della misurazione dell’impatto verso il suo stakeholder di riferimento: l’Ambiente, e con esso ragionare su un uso consapevole dell’energia.
Nel corso degli anni, le aziende hanno affrontato il tema dell’utilizzo di energie rinnovabili e di progetti di efficienza energetica principalmente spinte da motivazioni di carattere economico: gli ingenti incentivi statali, su cui tanto si è discusso, sono stati una leva fondamentale per la diffusione di tecnologie “green” nei Paesi, in Italia in particolare.
In una prospettiva non lontana diventa maggiormente probabile l’emissione di norme che non tanto incentivino l’utilizzo di fonti rinnovabili rispetto a fonti fossili, ma che arrivino addirittura a penalizzare l’uso delle stesse, ad esempio con l’introduzione di forme di tassazione sulle emissioni di gas serra. Questo avrebbe un impatto devastante sulla maggior parte delle aziende che a tutt’oggi continuano ad approvvigionarsi per la maggior parte di energia da fonti fossili.
Questo scenario macro economico – unito ai principi di responsabilità sociale di una azienda, che vede la mitigazione del suo impatto verso gli stakeholder come principio chiave del suo sviluppo – dovrebbe portare una organizzazione a ragionare in modo sistemico su tutte le azioni da mettere in atto per diminuire il proprio impatto ambientale.
Un approccio orientato alla sostenibilità da parte delle organizzazioni si palesa sempre più importante: quelle più lungimiranti arrivano a mettere la sostenibilità al centro della loro strategia aziendale. Utilizzando fonti di energia a basse emissioni di carbonio e ponendo attenzione a minori sprechi energetici consentono di ridurre notevolmente i gas serra.
L’adozione da parte delle organizzazioni di approcci all’energia sostenibili, è facilitata dalla disponibilità sul mercato di nuove soluzioni energetiche e di nuove tecnologie, il cui impiego permette di rallentare il cambiamento climatico.
Di transizione energetica come leva di sviluppo per il sistema produttivo italiano ha parlato l’economista e storico prof. Giulio Sapelli in un convegno organizzato sul tema da Confindustria Basilicata.
Nel suo intervento sostiene che “L’energia è questione delle democrazie e della partecipazione cittadina. Senza virtù civili la questione energetica non potrà mai essere risolta perché oltre alla prudenza tecnologica è necessaria la saggezza di saper vedere e comprendere i benefici futuri oltreché quelli presenti e quelli a breve temine.
La questione energetica è questione di cultura e quindi squisitamente antropologica. Non può essere risolta se l’ignoranza non cede il passo alla ragionevolezza e se il dogmatismo non cede il passo all’onere della prova”.
Il messaggio principale che condividiamo è che raggiungere l’efficientamento energetico si può, ma con il coinvolgimento di tutti. La sfida della transizione energetica rappresenta per l’Italia e per il suo sistema produttivo una potente chiave di crescita, in un’ottica di economia sostenibile, e anche un’opportunità di business. Ma sarà solo attraverso la partecipazione delle persone alle scelte energetiche che questi vantaggi potranno concretizzarsi.
Giunti a questo punto della nostra riflessione, è naturale domandarsi quale percorso organico debba essere proposto ad una Azienda che voglia ragionare sulla mitigazione dell’impatto ambientale partendo dal suo piano energetico.
IL PERCORSO
Un’azienda che voglia affrontare in modo organico progetti rivolti alla mitigazione del suo impatto ambientale – in particolare nell’uso consapevole e sostenibile dell’energia, sempre tenendo in considerazione il risultato economico – deve farlo attraverso un percorso organico suddiviso in cinque fasi:
Fase 1: Stato di fatto
Analisi dello stato di fatto: analisi dei propri consumi (partendo dalle bollette) per comprendere la quantità di energia utilizzata nell’anno e il prezzo di acquisto dell’energia.
Fase 2: Modalità di Acquisto
Analisi rivolta a capire come si acquista l’energia: scelta dell’operatore più adatto recuperando risorse e riducendo il prezzo di acquisto privilegiando energie rinnovabili
Fase 3: Monitoraggio:
Chi non misura non può ottimizzare! basandosi su questo principio vanno installati dei misuratori per capire dove viene consumata maggiormente energia in tutto il processo produttivo e negli uffici.
Fase 4: Efficienza Energetica
Alla luce della “consapevolezza del consumo” acquisita grazie alle fasi precedenti, vanno implementati progetti volti a conseguire una migliore Efficienza energetica
Fase 5: Produzione da Energie Rinnovabili
Una volta fatto tutto quanto possibile per migliorare l’efficienza energetica dei processi coinvolti, quello che rimane come consumo si dovrebbe cercare di autoprodurlo ricorrendo all’installazione di impianti di energia rinnovabile (es. fotovoltaico)
In questa operazione dovranno essere tenuti in debita considerazione gli incentivi e le altre agevolazioni messe a disposizione da Regioni, Ministeri e bandi della Comunità Europea, per aiutare le aziende virtuose in questo approccio a lungo termine.
Integrare la mitigazione del proprio impatto ambientale insieme a quello sociale, mantenendo inalterato l’obiettivo di un miglior risultato economico, è possibile e doveroso per una azienda virtuosa che miri alla soddisfazione dei propri stakeholder oltre che dei propri shareholders.
CASE HISTORY:
ANDRIANI S.p.A – un esempio virtuoso di sintesi tra risultato economico, progetti rivolti al sociale e interventi di mitigazione dell’impatto ambientale e coinvolgimento di tutti gli stakeholder.
Andriani spa è considerata una tra le più importanti realtà che operano nel settore innovation food, con stabilimento interamente dedicato alle produzioni allergen free. I maggiori investimenti degli ultimi anni sono stati destinati alla ricerca e sviluppo e l’azienda ha intrapreso un percorso verso la sostenibilità, fatto di azioni concrete e buone pratiche nei confronti di tutti gli stakeolder.
Abbiamo deciso di portare come case history questa realtà perché rappresenta una tipica PMI italiana [1], e pensiamo possa essere un reale benchmark per la maggior parte delle società del nostro Paese che non si riconoscono nelle grandi multinazionali. Queste ultime da anni hanno avviato progetti di CSR e i loro racconti riempiono giornalmente gli spazi media legati ai temi della sostenibilità. Spessissimo infatti gli imprenditori associano la sostenibilità a qualcosa che “costa” e che si possono permettere solo i Grandi”: Andriani dimostra che non è così! La vera leva è credere e mettere in atto una reale integrazione della strategia nel business: con un approccio di lungo termine si può creare effettivo valore economico insieme a quello ambientale e sociale.
La famiglia di imprenditori di seconda generazione, Michele e Francesco Andriani, ha fatto infatti dell’innovazione e della sostenibilità il DNA dell’Azienda, non solo in termini di prodotto, ma anche di processi e organizzativi. Questo approccio risulta vincente nei fatti, in quanto l’azienda negli ultimi anni sta migliorando i propri risultati economici in modo significativo.
Nel percorso verso l’integrazione della sostenibilità nel business, hanno avviato contemporaneamente diversi progetti rivolti da un lato alla mitigazione dell’impatto ambientale, dall’altro al miglioramento delle performance economiche.
In questa logica, l’anno scorso hanno sottoscritto un accordo con un partner tecnologico [Innovatec Power] per poter efficientare i loro processi in termini di efficienza energetica, installando un primo trigeneratore, che permette di evitare emissioni di CO2 pari a 413,9 ton/anno, ovvero al -7% delle emissioni rispetto alla configurazione ante-cogeneratore. Queste emissioni, per i non addetti ai lavori, possono essere paragonate a quelle assorbite da 75 ettari di bosco piantumato, nonché emesse da 2.500 voli A/R Milano-Düsseldorf, o ancora al consumo medio di energia elettrica di 210 famiglie italiane. Nel contempo l’azienda, grazie al trigeneratore, risparmierà più della metà dei costi dell’energia, rientrando dell’investimento in meno di tre anni.
Il team di Andriani non si è fermato a questo importante risultato, ma in ottica di innovazione continua sta studiando insieme al suo partner altre soluzioni per ridurre l’acquisto di energia ottimizzando i processi e andando verso l’autoproduzione da fonti rinnovabili.
I progetti di efficienza energetica sono divenuti solo una delle leve della loro Corporate Social Responsibility rispetto al tema ambientale. Stanno infatti lavorando su tutte le componenti di mitigazione di impatto. Hanno fatto partire iniziative in ambito di mobilità sostenibile, (bike to work) incentivando economicamente quei dipendenti che hanno fatto scelte di mobilità sostenibile nel percorso casa lavoro e stanno lavorando sul trasferimento di buona parte della logistica da gomma a rotaia.
Inoltre, stanno avviando progetti di economia circolare per il recupero dei loro scarti di lavorazione, grazie a un lavoro di R&D in collaborazione con centri di ricerca Universitari. Anche in questo caso l’obiettivo è raggiungere una significativa diminuzione dell’impatto ambientale insieme a una riduzione dei costi di smaltimento dei propri rifiuti.
Il loro percorso di mitigazione di impatto non si ferma all’interno del proprio stabilimento, ma sta coinvolgendo l’intera filiera di fornitura, in particolare grazie alla bellissima iniziativa Legumi.net, un portale web interattivo per coinvolgere gli agricoltori della loro filiera nella coltivazione di legumi da granella (in particolare cece, lenticchia e pisello) secondo i principi dell’agricoltura sostenibile e di precisione, conseguendo in tal modo oltre ad un reale risparmio economico, una diminuzione significativa di impatto ambientale.
Per Andriani il concetto di minor impatto è legato a quello di benessere che si riferisce non solo all’ambiente ma anche a tutti gli stakeholder, in primis ai consumatori e ai dipendenti, che rappresentano il fulcro vitale della Azienda.
Questo è il motivo per cui da oltre un anno hanno avviato il percorso “Andriani Empowering People”, volto al well-being dei dipendenti, attraverso varie iniziative volte a rendere sempre più ottimale il clima aziendale, con il risultato di aumentare il senso di appartenenza, il committment, l’empowerment, la motivazione intrinseca e l’identità aziendale.
Per dare concretezza a questi obiettivi, l’azienda ha realizzato vari progetti come il Family Day, la Cassetta delle Idee e il concetto di Smartworking e di Smart Office. Andriani crede infatti fermamente nell’importanza assoluta dell’ambiente di lavoro, quale fonte di stimolo, concentrazione, condivisione di valori, cultura aziendale, occasione di confronto, scambio e comunicazione.
Con un grande senso di responsabilità sociale l’Azienda ha inoltre deciso che non poteva portare valore solo ai propri dipendenti, ma avrebbe dovuto mettere a disposizione le proprie competenze sul territorio. Con questa filosofia ha lanciato il progetto “Andriani Educational” che vede il coinvolgimento di decine di bambini e di famiglie nell’educazione al cibo sostenibile e alla corretta nutrizione.
La CSR è quindi stata sviluppata in modo sinergico su tutte le leve della sostenibilità sia ambientale che sociale. Per formalizzare questa sinergia stanno redigendo il piano strategico di sostenibilità, (secondo la metodologia definita nel nostro articolo del 26 marzo 2019), che ha lo scopo di mettere a sistema tutte le iniziative svolte in ambito CSR e darsi dei KPI misurabili che saranno resi pubblici, in ottica di trasparenza, nel primo bilancio di sostenibilità certificato.
Quello di Andriani è un magnifico esempio di come progetti di efficienza energetica e di circular economy si integrano perfettamente in una politica di CSR rivolta allo sviluppo dell’azienda nel medio/lungo termine.
Spesso sentiamo dire che questi sono temi che possono interessare solo le grandi aziende. Andriani è una dimostrazione concreta di come anche una PMI italiana possa produrre prodotti di altissima qualità coniugando sostenibilità ambientale e attenzione verso il sociale.
GLOSSARIO
SDGS (Sustainable Development Goals)
KPI (Key Performance Indicator)
CRM (Customer Relationship Management)
R&D (Research and Development)
CSR (Corporate Social Responsibility)
PMI (Piccola media Impresa)
Stakeholder (portatore di interessi)
[1] Al 31/12/2018 circa 53 mil di euro di fatturato e 138 dipendenti