Efficienza energetica, Italia: non basta esser i migliori nell’implementare l’EED
(Rinnovabili.it) – L’efficienza energetica in Italia? Non è allineata agli obiettivi UE. E il Belpaese appare già in ritardo sugli obiettivi di risparmio d’energia per il 2030 fissati dalla normativa di settore. Parliamo della nuova Direttiva sull’efficienza energetica (EED), il provvedimento che fissa l’obiettivo comunitario di ridurre consumi di energia di almeno l’11,7% entro il 2030. E sebbene l’EED sia stata adottata solo all’inizio dell’anno e gli Stati membri abbiano tempo per recepirla nel proprio ordinamento legislativo fino a ottobre 2025, non è un’errore parlare di ritardo. Nuove misure a favore del contenimento dell’energia avrebbero dovuto comparire nelle bozze dei PNIEC aggiornati, che la Commissione europea aveva richiesto ai Ventisette entro il 30 giugno 2023.
Ma le cose non sono andate come da programma e il perché lo spiega Coalition for Energy Savings con la pubblicazione di un’analisi dedicata. Il documento, intitolato “Pianificazione per l’EED 2023: i paesi dell’UE sono all’altezza del compito?” valuta attentamente se le proposte di Piano Energia Clima presentate riflettono o meno le disposizioni della Direttiva Efficienza Energetica 2023. In particolare: l’Articolo 3 (principio dell’efficienza energetica al primo posto); l’Articolo 4 (obiettivi di efficienza energetica); l’articolo 5 (settore pubblico all’avanguardia in termini di efficienza energetica); l’Articolo 6 (Ruolo esemplare degli edifici degli enti pubblici); l’Articolo 8 (Obbligo di risparmio energetico).
PNIEC ed EDD 2023, i gap da colmare
Tuttavia ancora prima di iniziare la Coalizione si è trovata di fronte ad un problema: sono state consegnate sino ad oggi solo 15 bozze di aggiornamento dei PNIEC. All’appello mancano grandi economie del calibro della Germania o della Francia.
Per chi, invece, ha fatto i compiti a casa, non ci sono buone notizie. Nessuna bozza tra quelle presentate, è pienamente conforme alla nuova direttiva. In generale, i nuovi requisiti sull’obiettivo di efficienza energetica comunitaria e gli obblighi di risparmio appaiono quelli meglio integrati nelle proposte. Al contrario, gli Stati membri non riescono a includere e quantificare correttamente il nuovo target per il settore pubblico, aderiscono solo formalmente al principio dell’efficienza energetica al primo posto (EE1st) e sono molto timidi quando si tratta di ampliare la portata delle disposizioni sulla ristrutturazione degli edifici pubblici .
Efficienza energetica in Italia, quanto lontani dai target 2030?
Le politiche di efficienza energetica in Italia risentono in generale degli stessi problemi. Tuttavia il Belpaese appare posizionato meglio di altri in termini di misure aggiunte nel PNIEC. Ricordiamo che il testo italiano inviato a Bruxelles, prevede che la nazione punti a 73,42 Mtep di risparmi di energia finale nel periodo 2021-2030, a fronte dei 51,4 Mtep previsti al 2030 dal precedente Piano. “Una quota dei risparmi energetici cumulativi suddetti […] sarà realizzata presso le famiglie in condizioni di povertà energetica, i clienti vulnerabili e, se del caso, le persone che vivono negli alloggi sociali”, si legge nel testo. Lo scenario nazionale stima un consumo finale di circa 100 Mtep e un consumo di energia primaria di 122 Mtep.
Per la Coalizione l’Italia è l’unica, insieme a Lituania, Lussemburgo e Spagna, ad aver presentato proposte di piano “quasi in linea” con i requisiti della nuova direttiva Efficienza Energetica. Questo significa che per molti degli obiettivi centrati (sulla carta), altri appaiono ancora distanti. Ad esempio il Piano italiano non utilizza in maniera adeguata il principio Energy Efficiency First (EE1st). “L’Italia menziona il principio EE1st in una nota in merito alla dimensione del mercato interno e nel contesto delle politiche di coesione”, scrive la Coalizione, senza renderlo “l’elemento centrale della sua politica energetica”.
E ancora, in materia di efficienza energetica, l’Italia non specifica le misure previste per adempiere agli obblighi del settore pubblico. Inoltre, i risparmi stimati si riferiscono solo ai nuovi progetti dopo il 2025 e non vengono forniti dettagli circa la profondità dei lavori di ristrutturazione o la superficie complessiva che sarà rinnovata (quindi non è possibile valutare se corrisponde all’obiettivo dichiarato dell’art. 6).