C’è ancora da lavorare, ma l’Italia può guardare con una certa serenità al prossimo futuro. Lo dice il terzo rapporto annuale sull’efficienza energetica, presentato dall’Enea stamattina all’Auditorium Confindustria. La fotografia scattata dall’Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile ritrae un Paese in linea con gli obiettivi fissati dal Paee (Piano d’azione per l’efficienza energetica) nel 2011. Il rapporto ha preso in esame il risparmio energetico conseguito nel 2012, riscontrando dei passi in avanti. I dati parlano di 73 mila GWh annui risparmiati complessivamente: il 30% in più rispetto all’anno precedente.
A due anni dal traguardo stabilito dal Piano per l’efficienza energetica il 60% del cammino è compiuto. A tirare la volata del nostro Paese, in questa rincorsa alla riduzione dei consumi energetici (la Strategia energetica nazionale prevede un -24% entro il 2020, in linea con le direttive Ue) sono in particolare i settori dell’industria e del residenziale. Insieme rappresentano infatti l’80% del totale. Restano invece al palo i trasporti, che fra l’altro sono il secondo settore per consumo di energia dopo il residenziale. Mentre però quest’ultimo ha saputo ridurne il quantitativo con l’efficientamento, i trasporti (e il terziario in generale) restano il fanalino di coda.
Cosa c’è dietro al successo del Paee in campo abitativo? Un motivo è che oltre il 65% degli investimenti in costruzioni sono andati al recupero e alla riqualificazione degli edifici, e i trend è in crescita grazie alla proroga degli incentivi. L’edilizia ha saputo trasformarsi adottando le nuove tecnologie per il risparmio energetico: caldaie a condensazione e materiali innovativi per la coibentazione. È proprio l’alto numero di interventi per riqualificare il patrimonio edilizio a rappresentare, per Enea, un volano per la ripresa economica italiana. Questa strategia – secondo gli 80 esperti che hanno stilato il rapporto – può alimentare una domanda di nuove professionalità e perciò rappresentare un polmone per l’occupazione.
Anche in campo industriale il 2012 è stato un anno di profondi rivolgimenti in tema di risparmio energetico; il settore ha raggiunto il traguardo con quattro anni di anticipo sulla deadline fissata dal Paee, grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte nei processi produttivi, la cogenerazione ad alto rendimento, il recupero di calore, i motori elettrici ad alta efficienza. Un ruolo determinante lo hanno giocato i certificati bianchi, i titoli che certificano i risparmi energetici conseguiti da vari soggetti attraverso la realizzazione di determinati interventi. A questi titoli corrisponde il riconoscimento di un contributo economico, cosa che rappresenta un incentivo alla riduzione del consumo energetico in relazione al bene distribuito.
In campo industriale, tuttavia, resta molto da fare come ha spiegato Aurelio Regina, vice presidente per lo sviluppo economico e l’energia di Confindustria: «Sono ancora troppe le politiche che producono investimenti su energie tradizionali. Molti Stati del mondo, invece, hanno strategie di lungo e lunghissimo periodo. È importante adottare questa mentalità, perché il destino del nostro paese è puntare sulla qualità. La grande industria italiana, in futuro, non avrà molto spazio. Dobbiamo lavorare per riconvertire gradualmente le realtà grandi e più energivore».
Le criticità maggiori, secondo Rosaria Romano – direttore generale per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica del Ministero dello Sviluppo economico – sono quattro: «In primo luogo, finora è mancata una stabilità delle detrazioni fiscali. Questo governo sembra aver capito che si tratta di un investimento, non di un costo. Gli incentivi orientano il mercato. Poi occorre una regolazione del settore, ancora carente in alcuni passaggi: una volta che si è in grado di misurare le prestazioni si possono pianificare investimenti mirati. Più regolazione significa più risorse mobilitabili. Terzo, servono incentivi alle imprese sulla falsariga di quelli alla pubblica amministrazione. Un credito di imposta potrebbe convogliare risorse sui siti industriali più critici, che avrebbero maggiori possibilità per attuare interventi di efficientamento e migliorare la produzione. Infine, è necessario un patto fra tutti i Comuni per rendere l’Italia ‘leggibile’ dall’esterno. Oggi ciascuno adotta regole e strategie diverse».
Oltre alle imprese, vanno sostenute anche le famiglie. A rappresentarle durante la presentazione del rapporto Enea c’era Pieraldo Isolani, responsabile area energia dell’Unione nazionale consumatori. Nel suo intervento ha rimarcato la necessità di facilitare gli investimenti degli utenti attraverso un sistema di incentivi, sottolineando inoltre la necessità di installare contatori intelligenti, capaci di monitorare in tempo reale i consumi. La sua conclusione ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una campagna informativa indipendente. Il suo assist ha raggiunto Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas che ha concordato: «Se vogliamo dar vita a nuovi modi di produrre e consumare energia dobbiamo offrire all’utente finale un modello desiderabile. Il consumatore va coinvolto, deve essere consapevole, avere voglia di partecipare».
L’occasione fornita dalla presentazione del piano ha lasciato, a margine, anche lo spazio per uno sguardo sul futuro. Secondo gli esperti dell’Enea, l’asso nella manica della competitività nazionale sarà lo sviluppo di reti energetiche locali – elettriche e termiche – combinate con sistemi ICT. Oltre al vantaggio in termini di risparmio energetico, ne presenterebbero infatti anche sul versante gestionale e della sicurezza.