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Fondi UE per l’efficienza energetica in edilizia? Sono spesi male

Secondo la Corte dei Conti europea, nonostante gli orientamenti forniti dalla Commissione europea siano migliorati, i progetti finanziati dall’UE non puntano ancora a conseguire il maggior risparmio energetico possibile per ogni euro investito.

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By Euseson, CC BY-SA 3.0, Link

Il rapporto costi-benefici non è ancora un fattore determinante nel finanziamento di misure d’efficienza energetica in edilizia

(Rinnovabili.it) – Come sono spesi i fondi europei destinati all’efficienza energetica in edilizia? Secondo la Corte dei Conti europea molto male. Il tribunale ha analizzato i programmi finanziati dall’UE in cinque Stati membri, ossia Bulgaria, Repubblica Ceca, Irlanda, Italia e Lituania. Questi paesi hanno destinato 2,9 miliardi di euro a progetti di riqualificazione energetica degli immobili della rispettiva dotazione 2014-2020 a titolo del FESR e del Fondo di coesione. Peccato che gli interventi promossi abbiano spesso e volentieri dimenticato un fattore essenziale: il rapporto costo-benefici.

Per alcuni Stati non si tratta di una novità. La Corte dei Conti avare già riscontrato in passato questo problema. Soprattutto per Repubblica Ceca e Italia, l’analisi dei programmi operativi per il periodo 2007-2013 mostrava già la mancanza di “adeguate valutazioni delle necessità”. In altre parole i programmi d’efficientamento non identificavano i settori specifici dove ottenere risparmi né le diverse opzioni per conseguirli in modo efficiente, in maniera da giustificarne i costi.

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Ecco perché, sei anni, fa la Corte aveva raccomandato alla Commissione europea di subordinare i finanziamenti a titolo della politica di coesione 2014-2020 all’introduzione di un’adeguata valutazione delle necessità a livello di programma. Nonostante gli orientamenti di Bruxelles siano migliorati, i progetti finanziati dall’UE non puntano ancora a conseguire il maggior risparmio energetico possibile per ogni euro investito.

L’audit svolto ha portato alla luce diversi problemi. Primo fra tutti, le autorità nazionali non hanno individuato una base chiara per assegnare in maniera mirata i fondi. Ciò significa non valutare il consumo energetico iniziale, il potenziale risparmio energetico e gli investimenti necessari al momento di stabilire i programmi. Inoltre, gli Stati membri visitati dalla Corte non incentivano ristrutturazioni profonde concedendo, ad esempio, a queste ultime tassi di aiuto più elevati; al contrario erogano perlopiù sovvenzioni al 100 per cento, indipendentemente dal risparmio energetico atteso. La conseguenza? Per alcuni progetti, i fondi europei sono stati impiegati per interventi semplici come l’installazione di luci Led.

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“Migliorare l’efficienza energetica degli edifici è fondamentale affinché l’UE onori l’impegno assunto di ridurre il consumo energetico”, ha commentato João Figueiredo, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione“Ciò significa che le risorse dell’UE devono essere destinate, in via prioritaria, a progetti che apportano risparmi energetici e altri benefici all’insegna dell’efficienza”.