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Efficienza energetica, i vincoli UE non piacciono alle compagnie

(Rinnovabili.it) – Le aziende energetiche europee storcono il naso di fronte alla proposta europea di obiettivi vincolanti in tema di risparmio energetico. Il mese scorso era uscito dall’aula del Parlamento lo schema della nuova direttiva, il cui testo riportava l’obbligo per le imprese del settore energia di realizzare “cumulativi annuali finali di risparmio energetico pari ad almeno l’1,5% delle vendite” medie degli ultimi tre anni.

Un’imposizione che però proprio non piace al segmento produttivo riunitosi a Bruxelles per discutere delle questioni ancora aperte per il mercato comunitario. “Non abbiamo bisogno che qualcuno ci dica di risparmiare energia, lo stiamo già facendo”, ha commentato Claus Fest di RWE Effizienz GmbH in Germania a margine del seminario belga organizzato da EURELECTRIC. La giornata di incontro ha fatto sposare le varie voci della produzione energetica europea in un unico richiamo. I rappresentati delle maggiori società del comparto si sono unanimemente dichiarati riluttanti ad accettare obiettivi costrittivi preferendo di gran lunga trovare la propria strada per migliorare la produttività attraverso una rimodulazione dei prezzi dell’elettricità o sovvenzioni al settore pubblico.

La questione pone molti attori del settore in contrasto con gli sforzi comunitari per fissare i target della direttiva che deve essere discussa a breve da Europarlamento e Consiglio. “L’efficienza energetica può essere uno dei modi più efficacia per indirizzare la politica energetica europea e gli obiettivi climatici. L’attuale crisi finanziaria richiede che le misure pensate per raggiungere tali target siano economicamente efficienti ed equo. E dovrebbero dunque essere coerenti con obiettivi a lungo termine e prospettive di investimento”, ha commentato il Segretario Generale di EURELECTRIC, Hans ten Berge. Sotto lo sguardo critico di Berge è finita anche la misura che prevede di ridurre artificialmente il rendimento di apparecchi elettrici rispetto ad altri apparecchi, ad esempio negli impianti di riscaldamento. “Se la decarbonizzazione dell’energia elettrica, e con essa l’elettrificazione dei trasporti e della climatizzazione sono la strada verso un’economia a basse emissioni, è sbagliato applicare un vecchio coefficiente che oggi privilegia l’uso diretto dei combustibili fossili al posto delle tecnologie elettriche”.

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