Il nostro Paese è l’unico, con Paesi Bassi e Polonia, a non aver ancora recepito la direttiva sull'efficienza energetica negli edifici. E rischia sanzioni
(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha chiesto all’Italia di darsi una mossa per recepire pienamente nel diritto nazionale la direttiva sull’efficienza energetica negli edifici. L’avvertimento è solo l’ultimo di una lunga serie, se è vero che il nostro Paese avrebbe dovuto ottemperare già nel 2012 alle prescrizioni comunitarie. Infatti è finito in una procedura di infrazione, ricevendo a gennaio 2013 un parere motivato per non aver adottato tutte le misure contenute nella direttiva. In base ad essa, gli Stati membri dovrebbero stabilire e applicare norme minime di rendimento energetico agli edifici nuovi ed esistenti, garantire la certificazione della prestazione energetica degli edifici e la regolare ispezione degli impianti di riscaldamento e condizionamento.
Inoltre, la direttiva impone agli Stati membri di garantire che, dal 2021 in poi, tutti i nuovi edifici saranno edifici a energia quasi zero.
L’Italia non è l’unico fannullone, ma viaggia con due compagni di strada altrettanto degni di biasimo: Paesi Bassi e Polonia. I primi hanno un’infrazione aperta allo stadio di parere motivato dal giugno 2013, mentre Varsavia è stata deferita lo scorso luglio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Poco dopo, il governo ha recepito la normativa, ma dimenticando qualcosa. Ecco perché Bruxelles è tornata a farsi sentire ieri, con una tirata d’orecchie per tutti e tre i Paesi negligenti.
In realtà, nessuno Stato membro aveva recepito completamente le norme UE entro i termini stabiliti. È per questo che la Commissione aveva avviato procedure di infrazione contro tutti i Ventotto. Nel 2014, oltre alla Polonia sono stati deferiti alla Corte di Giustizia anche Austria, Belgio e Finlandia. Ma almeno i primi due si sono affrettati a recepire completamente la direttiva sull’efficienza. A seguito di questo scatto sull’attenti, Bruxelles ha deciso di ritirare le cause contro i due Stati. Da allora la maggior parte dei Paesi ancora inadempienti ha ottemperato agli obblighi di recepimento. Così, ad oggi, le uniche infrazioni rimaste aperte sono quelle che riguardano l’Austria, l’Italia, i Paesi Bassi la Repubblica Ceca e la Polonia.
Se gli Stati membri non faranno i compiti nei prossimi due mesi, la Commissione potrà decidere di adire la Corte di Giustizia e chiedere l’imposizione di sanzioni pecuniarie.