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Ecobonus 65% e ristrutturazione, per il MEF strada da proseguire

Il Ministro dell’Economia Pier Carlo ‎Padoan ha confermato le intenzioni del Governo di voler proseguire sulla via dell’ecobonus e del credito di imposta per le ‎ristrutturazioni

Ecobonus 65% e ristrutturazione, per il MEF strada da proseguire

 

(Rinnovabili.it) – L’Ecobonus 65% per le riqualificazioni energetiche in edilizia ha ancora poco meno di 7 mesi di vita. A partire dal 1° gennaio 2017, infatti l’agevolazione dovrebbe essere sostituita con la detrazione Irpef prevista per le ristrutturazioni. A meno che, come da buona tradizione italiana, all’ultimo momento non spunti una nuova proroga che ne estenda la vita di un altro anno. L’interesse a posticipare la scadenza in realtà è già stato manifestato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo ‎Padoan, in occasione del suo intervento al seminario Fare Casa”.Il complesso delle misure sulla casa – ha spiegato il Ministro – hanno una triplice valenza di policy – il sostegno alle famiglie, la ripresa del settore edilizio e della filiera produttiva del settore casa, il moltiplicarsi delle opportunità di accesso al credito. Lungo queste direttive proseguirà l’azione del governo”.

 

Le detrazioni fiscali a favore della casa, secondo quanto emerge dalle dichiarazioni del 2015, sono state pari a 5,8 miliardi e hanno riguardato un totale di 11 milioni di beneficiari. Ma nella denominazione abbastanza generica rientrano sia le misure fiscali per le ristrutturazioni, che quelle per le riqualificazioni energetiche, l’acquisto di mobili e per i canoni di locazione. Se si punta la lente d’ingrandimento sull’ecobonus 65% si scopre che solo nel 2014, sono state ben 455.800 le persone che hanno usufruito del meccanismo, aiutando il settore dell’edilizia con una spesa complessiva di 3,3 miliardi di euro.

 

Va comunque ricordato che un primo impegno a prorogare la misura per il triennio 2017-2019 lo aveva accettato a nome del Governo il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Enrico Morando, rispondendo ad un testo di indirizzo approvato lo scorso aprile in Senato.

Morando aveva invece respinto le proposte di accorciamento, ad esempio da dieci a cinque anni, dei tempi di recupero della detrazione. “Il problema – aveva spiegato – non è la durata ma la certezza della detrazione”. Inoltre “l’onere finanziario di una riduzione da dieci a cinque anni è molto grande e quindi indurrebbe il Governo, su questo punto, a pronunciarsi in modo negativo”.