Il centro di ricerca coreano UNIST firma un accordo due partner commerciali per iniziare il percorso verso il mercato nazionale
(Rinnovabili.it) – Arriva dalla Corea del Sud l’ultima innovazione sul fronte dell’energy storage. I ricercatori dell’Ulsan National Institute of Science and Technology (UNIST) stanno lavorando allo sviluppo di una nuova eco-batteria in grado di funzionare con un material prima abbondante e facilmente disponibile: l’acqua di mare. Il progetto si è aggiudicato un finanziamento milionario e coinvolge società del calibro di Korea Electric Power Corporation (KEPCO) e Korea East-West Power Company.
L’obiettivo del consorzio è quello di portare il nuovo dispositivo velocemente sul mercato, creando il primo impianto sperimentale di grandi dimensioni entro il 2018. I tre partner, che hanno firmato un accordo per la commercializzazione solo la scorsa settimana, sono convinti che i vantaggi dell’ecobatteria all’acqua di mare possano gareggiare con le alte prestazioni dei dispositivi al litio: in confronto è più economica e più ecologica e sarà in grado di offrire una via a basso costo per l’immagazzinamento di energia su larga scala. Inoltre, l’utilizzo di acqua di mare può anche ridurre notevolmente i rischi di incendio, in quanto mantiene il fluido termico in buone condizioni.
Come funziona l’ecobatteria all’acqua di mare
Chimicamente è simile a quelle agli ioni di litio, dal momento che accumula l’energia nello stesso modo. Ma la batteria coreana, estrae ioni sodio dall’acqua di mare durante la carica e li memorizza nel catodo. Quindi durante la scarica l’anodo rilascia il sodio, che reagisce con l’acqua e l’ossigeno per formare idrossido di sodio. Produce elettricità senza necessità di carichi ausiliari o un alimentatore esterno, spiegano i ricercatori, e può pertanto essere applicato sia su scala residenziali che industriale.
Al momento, tuttavia, la tecnologia possiede output estremamente bassi. La batteria è in grado di funzionare in modo efficiente oltre 100 volte con una tensione media di scarica di circa 2,7 volt. Ma un dispositivo agli ioni di litio può raggiungere i 3,6 -4,0 volt. Per ovviare al problema, il team della UNIST contribuirà a ottimizzare e standardizzare la geometria della cella elettrochimica. Il passo successivo sarà quello di realizzare un impianto di prova da 10 Wh entro il 2018.