Rinnovabili

DM FER e V Conto Energia: il nuovo inizio delle rinnovabili

Quali sono le nuove regole all’indomani dell’entrata in vigore del Decreto Ministeriale sulle FER e del V Conto Energia? Ma soprattutto in che modo sono ripartite le rinnovabili e verso dove si stanno dirigendo? Temi molto caldi quelli che il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e l’Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili (APER) hanno deciso di affrontare questa mattina nel corso di un workshop (“Un nuovo inizio per le rinnovabili”, il primo di una serie d incontri che si susseguiranno nei prossimi mesi) che ha voluto riflettere sul modo in cui cambieranno gli scenari di riferimento e sulle criticità che il settore si troverà ad affrontare. Da una parte, infatti, c’è chi dovrà garantire che le nuove regole vengano rispettate, cercando di far adeguare il settore delle FER a quanto il Governo ha deciso di normare; dall’altra ci sono i produttori che, nonostante alcune criticità ancora irrisolte, dovranno comunque guardare avanti e ripartire. La speranza è che si possa arrivare presto alla grid parity, un punto d’arrivo definito logico dal Presidente e AD del GSE, Nando Pasquali, proprio in virtù della maturazione tecnologica raggiunta dal settore e della grande capacità degli operatori di accompagnarne la crescita.
Qual è dunque il punto di ripartenza? Se l’Europa sta già fissando obiettivi al 2030 e strategie al 2050, lo stesso non si può dire dell’Italia, ancorata a una Strategia Energetica Nazionale (la cui bozza sta circolando proprio in questi giorni) il cui orizzonte temporale si esaurisce al 2020.
«In un momento in cui il contesto europeo ha quasi definito ambiziosi obiettivi al 2030 e le strategie al 2050 – ha commentato il Presidente di APER, Agostino Re Rebaudengoil nostro Paese dovrebbe perseguire politiche di sviluppo con strumenti attuativi coerenti che rendano possibile il raggiungimento al 2020 di una quota pari al 38% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, così come sembra suggerire la bozza di Strategia Energetica Nazionale, apparsa in questi giorni sui media».
Il problema, infatti, è che mentre a livello europeo c’è la volontà di rendere allettanti le rinnovabili rispetto alle altre fonti, creando un mercato attraente e definendo roadmap orientate al 2050, sul piano nazionale non ci sono oggi garanzie sull’efficacia del nuovo sistema incentivante, ai fini del raggiungimento degli obiettivi europei, e non è chiaro se esso possa assicurare al settore una crescita costante. All’instabilità dei regimi di sostegno cui si è dovuto abituare il nostro Paese, poi, è andata a sommarsi la difficoltà con cui oggi è regolato l’accesso ai capitali.
Come ci ha spiegato a margine del workshop il Responsabile Fotovoltaico di APER, Pietro Pacchione, le rinnovabili potrebbero ripartire sposandosi con l’efficienza energetica. «Andando a installare impianti fotovoltaici su coperture di soggetti terzi, investendo cioè in capo a un soggetto diverso dal proprietario dell’immobile, – ha spiegato Pacchione – e rivendendo energia elettrica fotovoltaica al proprietario dell’immobile si potrebbero bypassare i cosiddetti oneri di sistema, con la possibilità di vendere energia elettrica al cliente finale a un prezzo ben superiore a quello dei potenziali incentivi, ma inferiore a quello che il cliente sta attualmente pagando». Si tratta, in pratica, di un’operazione in cui sia il fornitore che il cliente ottengono un vantaggio economico. Interessante poi il raggiungimento della grid parity, che per Pacchione è possibile solamente uscendo dal mondo degli incentivi, cioè da quella burocratizzazione del sistema che comporta costi non indifferenti, e mettersi sul mercato. «Per poter iniziare a fare investimenti senza incentivi – ha suggerito Pacchione – si dovrebbe ampliare il limite dello Scambio sul Posto e far collimare la produzione col consumo».
Il grosso problema per la realizzazione di questo scenario, però, è il difficile accesso al credito, dovuto al fatto che si tratta di un meccanismo nuovo che stimola una certa titubanza da parte degli istituti; un problema a cui vanno ad aggiungersi anche i rischi legati alla vendita dell’energia a un utente privato, piuttosto che al GSE.
Nonostante i numeri per realizzare un tale scenario ci siano, staremo a vedere come risponderanno tutti gli attori coinvolti. Ma la volontà sembra essere quella di voler vedere il bicchiere mezzo pieno.

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